La sindrome del time to market...
Qualche giorno fa Mantellini faceva notare un errore piuttosto grave nelle prime pagine della traduzione del nuovo romanzo di Chricton: attribuiva al midollo spinare una biopsia del midollo osseo, due cose piuttosto diverse. Certo può sembrare veniale, ma in un romanzo scritto da un medico e tutto basato su una storia di medicina la cosa è piuttosto fastidiosa.
Sono arrivato circa a metà del volume che devo dire è ben scritto e interessante.
Ho passato, leggendo il sesto capitolo, un po' di tempo a cercare di capire cosa diavolo fosse un fantomatico "cilindro", ma poi mi sono ricordato che in inglese cylinder vuole banalmente dire bombola e dal contesto si capisce immediatamente che di bombola si tratta.
Intendiamoci tradurre è lavoro difficile e faticoso e commettere errori è umano, ma bastava una rilettura magari da parte di qualcuno che avesse una minima cultura medica per evitare questi errori.
Il problema sta nella locuzione time to market che qualcuno ha da qualche tempo parafrasato time to business. L'idea è quella di mettere le novità sul mercato nel tempo più breve possibile per approfittare per esempio in questo caso della risonanza data dal lancio del volume negli Stati Uniti, lancio che solo cinquanta anni fa sarebbe passato nel nostro paese inosservato, ma che oggi con le reti di comunicazione diventa immediatamente fenomeno globale.
La grande vittima di questa fretta è spesso la qualità.
A pensarci bene il ragionamento è duale a quello che esprimevo qualche giorno fa ponendo qualche dubbio sul concetto di beta e sulla reale opportunità di mettere nelle mani degli utenti prodotti pieni di errori facendo fare all'utente un lavoro di test che non gli compete e per il quale non è pagato.
Non dimentichiamoci peraltro che nella storia non solo delle tecnologie ci sono illustri casi di prodotti di buona qualità uccisi dalla fretta: ricordare OS/2 IBM? Il prodotto era sotto molti punti di vista molto più avanzato di quanto non fosse allora Windows, ma problemi di rapporti tra IBM e Microsoft che aveva avuto la commessa per realizzarlo spinsero IBM a metterlo in distribuzione troppo presto quando ancora era pieno di problemi e sappiamo tutti come soo andate a finire le cose.
Nel 1987 Bill Gates in persona scriveva nella introduzione a un libro su OS/2: "Credo che OS/2 sia destinato ad essere il più importante sistema operativo, e probabilmente software in generale, di tutti i tempi". La fretta ha cambiato il corso della storia.
Nei "Promessi Sposi" Ferrer, governatore di Milano, quando attraversa la folla in rivolta si china verso il suo cocchiere e gli dice: "Adelante Pedro, sed cum judicio", forse questo dovrebbe diventare il motto di chi deve decidere quando e a quale livello di test di qualità mettere in distribuzione qualche cosa...
d'accordo su tutto, mi permetto solo di ipotizzare che le cose per OS/2 non siano andare esattamente così: Bill Gates ha destto la stessa identica frase di ogni tecnologia che ha cercato di affossare.
RispondiEliminaquella frase celebrò l'inizio della guerra di Microsoft a OS/2, della quale fece le spese anche Vobis, il più grosso distributore di PC europeo (semplificando, fallito per aver deciso di offrire i suoi PC anche con OS/2: da qualche parte ho ancora il CD d'installazione).