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sabato, luglio 12, 2008

Povero Galileo...


Con "The long tail" Chris Anderson, capo redattore di Wired, ha fatto un lavoro molto interessante descrivendo un fenomeno legato alla economia della rete che ha dato a molti di noi da pensare e che continua a suscitare interessanti dialoghi sia in rete che nel mondo della ricerca universitaria.

Qualche tempo fa qualche dubbietto sulla coerenza di Chris mi è venuto quando ho ricevuto un bizzarro invito: mi si offriva di pagare qualche cosa vicino al migliaio di euro per andarlo a sentir parlare del suo prossimo libro che si intitolerà "Free", gratuito!  Un colpo di teatro degno di Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis Di Bisanzio Gagliardi, meglio noto come Totò...

L'altro giorno nell'edicola dell'aeroporto mi ha colpito, sulla copertina di Wired, il titolo di un articolo: The end of science" ed ho comprato la rivista che da un po' ho smesso di leggere perché, pur bellissima, ha perso molto del suo iniziale mordente.  Arrivato a casa ho visto sul mio aggregatore che Luca ne parlava e ne consigliava la lettura e ho letto il pezzo.

L'articolo è ben scritto ed alcuni spunti sono interessanti, ma le conclusioni che Chris propone sono a dire poco demenziali. Il fatto che lui interpreti la necessità di fare ricerca elaborando enormi masse di dati come morte del metodo scientifico non ha che una spiegazione: Anderson non ha la più vaga idea di cosa sia il metodo scientifico, una intuizione di Galileo Galilei che ha cambiato per sempre il concetto stesso di scienza e che, pur con le inevitabili evoluzioni, resta il cardine di ogni approccio sperimentale.

Del resto Chris sembra avere scoperto solo oggi che ci sono branche della scienza che lavorano su grandi masse di dati: la meteorologia e la epidemiologia, tanto per fare due esempi, lo fanno da tempo e a nessuno è venuto mai in mente di affermare che il metodo scientifico era superato!

Un vecchio detto milanese recita "Ofelè fa il to mestè" ed invita il pasticcere a fare quello che sa fare, i dolci, evitando di improvisare in altri ambiti perché rischierebbe di fare, come Chris, una pessima figura...

bob

L'articolo è pieno di idiozie delle quali sarebbe troppo lungo e noioso parlare, vi cito una chicca per tutte.  Anderson sostiene che Google ha la capacità di tradurre tra diverse lingue anche senza "conoscerle" perché ha accesso a Petabyte di informazioni dimentcandosi che tutti i traduttori automatici, quello di Google non fa eccezione, riescono a tradurre (maluccio diciamocela) solo perché qualcuno si è preso la briga di formalizzare nelle regole di un motore inferenziale il rapporto tra termini e costrutti delle diverse lingue, i Petabyte non centrano!

Qualche esperimento...