Povero Galileo...
Con "The long tail" Chris Anderson, capo redattore di Wired, ha fatto un lavoro molto interessante descrivendo un fenomeno legato alla economia della rete che ha dato a molti di noi da pensare e che continua a suscitare interessanti dialoghi sia in rete che nel mondo della ricerca universitaria.
Qualche tempo fa qualche dubbietto sulla coerenza di Chris mi è venuto quando ho ricevuto un bizzarro invito: mi si offriva di pagare qualche cosa vicino al migliaio di euro per andarlo a sentir parlare del suo prossimo libro che si intitolerà "Free", gratuito! Un colpo di teatro degno di Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno De Curtis Di Bisanzio Gagliardi, meglio noto come Totò...
L'altro giorno nell'edicola dell'aeroporto mi ha colpito, sulla copertina di Wired, il titolo di un articolo: The end of science" ed ho comprato la rivista che da un po' ho smesso di leggere perché, pur bellissima, ha perso molto del suo iniziale mordente. Arrivato a casa ho visto sul mio aggregatore che Luca ne parlava e ne consigliava la lettura e ho letto il pezzo.
L'articolo è ben scritto ed alcuni spunti sono interessanti, ma le conclusioni che Chris propone sono a dire poco demenziali. Il fatto che lui interpreti la necessità di fare ricerca elaborando enormi masse di dati come morte del metodo scientifico non ha che una spiegazione: Anderson non ha la più vaga idea di cosa sia il metodo scientifico, una intuizione di Galileo Galilei che ha cambiato per sempre il concetto stesso di scienza e che, pur con le inevitabili evoluzioni, resta il cardine di ogni approccio sperimentale.
Del resto Chris sembra avere scoperto solo oggi che ci sono branche della scienza che lavorano su grandi masse di dati: la meteorologia e la epidemiologia, tanto per fare due esempi, lo fanno da tempo e a nessuno è venuto mai in mente di affermare che il metodo scientifico era superato!
Un vecchio detto milanese recita "Ofelè fa il to mestè" ed invita il pasticcere a fare quello che sa fare, i dolci, evitando di improvisare in altri ambiti perché rischierebbe di fare, come Chris, una pessima figura...
bob
L'articolo è pieno di idiozie delle quali sarebbe troppo lungo e noioso parlare, vi cito una chicca per tutte. Anderson sostiene che Google ha la capacità di tradurre tra diverse lingue anche senza "conoscerle" perché ha accesso a Petabyte di informazioni dimentcandosi che tutti i traduttori automatici, quello di Google non fa eccezione, riescono a tradurre (maluccio diciamocela) solo perché qualcuno si è preso la briga di formalizzare nelle regole di un motore inferenziale il rapporto tra termini e costrutti delle diverse lingue, i Petabyte non centrano!
Ovviamente concordo: più dati non vuole certo dire la morte del metodo scientifico ma anche maggiori dati a disposizione!
RispondiEliminaCondivido però un'osservazione, vera anche per i traduttori automatici, che un po' mi da da riflettere: la crescente importanza dei modelli neurali o ad auto-apprendimento.
In questi ambiti l'intelligenza si sposta entro immense matrici di dati, che non sono in genere riconducibili a nessuno specifico 'ragionamento' o 'regola': in pratica loro imparano e migliorano ma noi non siamo in grado di estrarre 'conoscenza' da loro!
15 anni fa tali sistemi erano di nicchia e di dubbia utilità: oggi la potenza di calcolo e le memorie li rendono sempre più efficaci, al punto che la maggiore efficienza dell'uso di regole intelligenti (vedi traduttori) inizia a cedere il passo alla forza bruta dei grandi numeri!
Ti sbagli, mia nonna e mia zia fumavano , ma non si sono ammalate di tumore, quindi il fumo non causa il carcinoma polmonare. A parte gli scherzi con la biologia molecolare, la genomica e la proteomica riusciremo a scoprire i meccanismi alla base del cancro, ma la ricerca è ancora in its infancy. Questo mi ricorda i nostri politici che non hanno la più vaga idea di quello che dicono, solo che loro fanno leggi che devastano il paese, Anderson almeno non fa danni
RispondiEliminaMa il metodo scientifico dice di anteporre l'esperienza (nel senso l'osservazione dei fenomeni) alle teorie. Quindi se invece di guardare dei dischi a giaccio secco che si muovono per inerzia, un calcolatore osserva tutte le possibili combinazioni genetiche e poi lo scienziato estrapola delle conclusioni, mi pare sia comunque metodo scientifico, no?
RispondiEliminaPer i curiosi, dall'Autunno ci sara' una versione italiana di Wired, con articoli tutti suoi (non una mera traduzione della versione ufficiale).
E' ormai prossimo il collasso della scienza così come è intesa correntemente. Il metodo empirico, il rasoio di Ockham, l'approccio meramente quantitativo sono maestosi edifici percorsi da crepe profonde, foriere di rovinosi crolli.
RispondiEliminaIl nesso scienza-sistema, con i suoi fini ideologici di controllo e di falsificazione, è il macchinario che tiene in vita questa scienza comatosa. Se non fosse per questo, essa sarebbe ormai defunta.
In Bolivia è stata di recente scoperta un'impronta umana che potrebbe risalire a circa 15 milioni di anni or sono. Non si è sempre affermato che la culla dell'umanità era l'Africa australe dove - si suole ripetere - i primi ominidi comparvero 4 milioni di anni addietro? Bisognerà riscrivere la paleontologia e rivalutare chi sostiene che civiltà antidiluviane precedettero le culture mediorientali. Il darwinismo va in pezzi.
Intanto il principio dell'osservatore che influisce sul reale o addirittura ne plasma un particolare stato sembra dar ragione a Berkeley, il filosofo irlandese che, anticipando rivoluzionarie concezioni attuali, teorizzò un mondo proiettato dalla Mente. La proiezione, percepita come reale, è il risultato di un'attività formante: l'universo collassa nel momento in cui è percepito (Wheeler) La materia così, se da un lato si svuota di sostanzialità, illimpidendosi in diafano riflesso sulla superficie di un lago, dall'altro si anima dello spirito di chi la osserva. Quali saranno dunque i fini di questa nuova scienza, i cui bagliori perlacei sono simili a raggi antelucani?
Non più scindere, misurare, quantificare, ma ricongiungere, comprendere, oltrepassare il confine tra visibile ed invisibile, superare la dicotomia, tra la stasi apparente delle cose ed il loro cuore pulsante. La meta della scienza dell'aurora è il risveglio della coscienza, volta a cogliere il fenomeno come parte dell'essere, non come oggetto da scomporre. E' la tragica eredità delle lingue indoeuropee che, con la loro distinzione tra soggetto ed oggetto, si riverbera nel destino del sapere occidentale dai presocratici in poi, sebbene non in tutti i concetti dei filosofi ionici, si pensi all'ilozoismo: è un destino di distacco, di oggettivazione per conseguire un criterio di verità che è anche illusione. Chi, infatti, si interroga sul cosmo è parte integrante del cosmo. Dalla radice dell'essere si sviluppa il tronco, da cui si protendono i rami, ma i rami sono arti dell'albero.
Intanto la scienza cattedratica balbetta, diventa sistema autocontraddittorio, laddove la vita, la natura e la verità si sottraggono all'egemonia del potere. Così, per evitare che il fuoco del sapere bruci antichi pregiudizi e radicate menzogne pseudo-scientifiche, gli "esperti" si affannano a negare tutto ed il contrario di tutto.
Gli aspetti non-locali, sincronici, bollati come paranormale, sono ignorati o ricondotti ad allucinazioni, imbrogli, casualità. La medicina ufficiale è magnificata come panacea (“Sono stati compiuti passi da giganti nella medicina”: è questa la frusta, enfatica affermazione degli araldi del farmaco-veleno e della chirurgia taumaturgica).
La meteorologia, da quando si è manifestato il fenomeno delle scie chimiche, è stata declassata da disciplina sperimentale a pseudo-scienza, non attendibile e non molto dissimile, secondo il parere dei disinformatori, all'astrologia predittiva. Si cambiano le regole del gioco, mentre si gioca: i parametri, i valori non hanno più alcun valore. Ciò, però, non scaturisce da un diverso approccio metodologico, ma dalla ferrea, pervicace volontà di censurare. Questa scienza quantitativa che rifugge dalla statistica, poiché contraddice le sue asserzioni apodittiche, ma che ha trasformato il numero in idolo, cadrà sotto il peso delle sue incongruenze, delle sue menzogne. Sempre più simile ad un corpus di dogmi, codesta scienza-religione non può rinnovarsi, ma soltanto morire, come i culti politeisti dell'antichità.
E' necessaria una discontinuità, una frattura anzi, rispetto al paradigma precedente: la scienza deve essere vivificata da un afflato etico. Occorre rinunciare al concetto della cosa inerte e riscoprire l'elan vital anche nella materia "inanimata". E' opportuno ritrovare le correlazioni: " Questa attenzione simultanea all'interiorità ed all'opera esteriore comporta un'idea ed un'esperienza dell'universo in cui i sincronismi vengono in primo piano, mentre il rapporto di causa ed effetto recede sullo sfondo. Un oggetto è funzione del contemplante, imponderabili nessi si stringono nella sincronicità del loro rapporto; questa mentalità alchemica torna, nella meccanica quantistica, a dominare dopo un plurisecolare esilio".( E.Zolla)
Ecco che allora l'astronomia si palesa come isterilimento dell'astrologia, la chimica come regresso rispetto all'alchimia, con il metodo sperimentale che è adottato da chi non ha alcuna esperienza di sé e del mondo. L'alba di una nuova scienza, affrancata da paralogismi e logiche di potere, da formule e da forme vuote, dovrà essere, però, il preludio di un'altra Weltanschauung, non confinata in una torre d'avorio, ma condivisa tra i cercatori della verità.. Dovrà sgorgare oltre che da un'esigenza morale di denuncia dei danni che le applicazioni scientifiche distorte generano, anche da un anelito verso l'irraggiungibile, utopia possibile di una Terra rinnovellata e fecondata dalla sorgente della sapienza.
Peccato che astrologia, alchimia e altre discipline esoteriche non hanno mai creato nulla di buono nel mondo. E non hanno mai creato conoscenza, se non una allucinatoria supervelutazione dell'ego di chi le pratica.
RispondiEliminaPost davvero interessante,
RispondiEliminaun si convinto, tornerò su questo Blog,
bravo
summer
la garanzia della scienza è che è basata su un metodo di indagine critico dove tutto è vero fino a che non è contraddetto.. altrimenti è solo ipotesi..
RispondiEliminanessun altro edificio del sapere umano è così capace di evolvere e adattarsi come la scienza..
perdona l'OT.
RispondiElimina"ed ho comprato la rivista che da un po' ho smesso di leggere perché, pur bellissima, ha perso molto del suo iniziale mordente. "
Io la leggo ancora, ma di tanto in tanto anche a me verrebbe voglia di passare ad altro. Solo che non riesco a trovarlo, 'sto "altro". Il Technology Review del MIT è interessante, ma non mi basta per sostituire Wired. Tu che leggi adesso, di pari livello?
grazie
Leonaltro