sabato, settembre 27, 2008

La sindrome di Robin Hood...

Quando Matteo Flora annunciò in rete di essere l'autore di una corposa perizia  per sostenere le ragioni di Mediaset che ha tirato in tribunale Google per le violazioni al copyright perpetrate permettendo che venisse pubblicato materiale protetto sono stato il primo a difendere Matteo dagli attacchi che ha ricevuto: un consulente fa il suo mestiere, la legge sul diritto di autore è legge e di conseguenza andrebbe rispettata a meno che non sia modificata.

Qualche dubbio mi ha lasciato sulla opportunità di vantarsene in rete (ma solo a me fanno sempre firmare draconiani accordi di segretezza i clienti?), ma questo è un suo problema.

Oggi Matteo torna sul suo blog e si vanta di avere gratuitamente preparato una perizia per chiedere che venisse tolto il blocco a ThePirateBay, accusato di facilitare il furto in rete di materiale protetto da copyright.

Sono molto in linea con il mio amico Quinta  e sono anch'io confuso, ma soprattutto sono sconcertato dalle giustificazioni che Matteo adduce: si tratterebbe di cue problemi diversi perché in un caso l'accusato, di identico reato ricordiamolo, è una società e nell'altro una iniziativa non a scopo di lucro che va verso l'utente finale.

Certo che se facciamo cadere il principio che lo stesso reato è un reato indipendentemente da chi lo commette le cose diventano complicate!

Temo che da piccolo Matteo abbia preso un poco troppo sul serio la lettura del, peraltro bellissimo, Robin Hood!

bob

PS Dal De Mauro cito:

co|e|rèn|za
s.f.
CO
1 fedeltà di una persona ai propri principi, conformità costante tra le sue parole e le sue azioni: dare prova di c.un uomo di grande c.
2 non contraddittorietà sul piano logico di un ragionamento, di un discorso e sim.la c. di un pensierodi una teoria filosofica
3 stretta connessione tra le parti di un insieme: una perfetta c. tra i vari elementi | TS ling., in linguistica testuale, continuità di significato tra le parti di un testo, che insieme alla coesione identifica un testo in quanto tale 

3 commenti:

  1. Roberto, manca una S nel titolo :-)

    RispondiElimina
  2. Legalmente è una cosa assurda, solo lo Stato, eventualmente, si può arrogare dei diritti diversi dai privati cittadini, che sia Google o il cittadino qualunque o Mediaset non importa.

    E anche in quel caso ci vogliono decreti speciali e poteri speciali.

    RispondiElimina
  3. Purtroppo il caso dimostra come la dicotomia tra il legittimo e il ragionevole sia quella terra di nessuno dove ognuno può nascondersi quando vuole sostenere l'una o l'altra parte. La confusione che ne scaturisce non porta a risultati apprezzabili.

    Chi sostiene che un consulente svolga il suo lavoro e sia legittimato a farlo, sostiene il vero, dal punto di vista della legittimità, ovvero del rispetto delle regole sociali (le leggi), che rappresentano il limite minimo invalicabile sotto al quale non si può scendere senza macchiarsi di un fatto che mina la convivenza civile pacifica.
    Ciononostante su quello stesso limite minimo non è detto che tutti ci si debba schiacciare. Anzi, tra quello e la santità c'è tutta una zona su cui ci si riposiziona a seconda delle proprie aspirazioni ai valori del buon senso, del rispetto e della coerenza, valori che elevano e nobilitano la natura umana.

    Chi si vuole trincerare dietro l'essere "a posto" con le regole, usa li limite inferiore. Chi coglie e si misura con una realtà superiore, vede l'incoerenza di un'atteggiamento che toglie dalle sue premesse, dai suoi assunti, il desiderio continuo di aspirare a un comportamento superiore sul piano "umano", quello che cioè si intende per "etica".

    Non tutti condividono questa aspirazione, e dunque non c'è terreno di intesa tra le due visioni della cosa, ovvero tra chi si accontenta della superficie delle leggi, e chi vorrebbe edificare un castello di "leggi proprie" più stringenti dal punto di vista morale.

    Per i primi, ThePirateBay non ha nulla di illegale in quanto è un mero servizio di sharing, di cui l'utente può fare un uso più che legittimo. Per i secondi risulta estremamente evidente, nonchè anche cosa di buon senso, che già dal nome il servizio contiene in sè un'istanza di rivendicazione della libertà dei contenuti digitali attualmente protetti da diritto d'autore.
    Lo stesso dicasi del caso del ragazzo finlandese che prende una pistola, spara in direzione della telecamera e dice "il prossimo sarai tu". Si possono fare le stesse identiche considerazioni tra i due livelli di interpretazione.

    Io personalmente ritengo che una forma di etica vada applicata in ogni contesto, perchè l'uomo dovrebbe perseguire il fine superiore di raffinare le proprie aspirazioni morali in una direzione migliorativa.

    Ma c'è chi si accontenta, ...e le leggi sono lì apposta per tutelarlo, dunque è legittimato a farlo.
    Claudio

    RispondiElimina

Qualche esperimento...