Repubblica e Facebook,,,
Venerdì scorso La Repubblica ha dedicato la copertina del suo settimanale e Facebook, il fenomeno in rete del momento.
Credo che l'articolo sia dettato dalla voglia di essere tra i primi a passare alla inevitabile onda di critiche, spesso ingiustificate, che seguono sempre ed inevitabilmente l'onda dell'innamoramento iniziale, per qualche verso altrettanto ingiustificato. Francamente devo confessare cha da Repubblica mi sarei aspettato qualche cosa di meno evidentemente approssimativo.
Emilio Marrese inizia con una serie di inutili e fastidiose indicazioni di stato che i suoi amici mettono costantemente nelle pagine. Forse Emilio non ha capito che gli amici uno se li sceglie e probabilmente, stando almeno a quello che riferisce, lui non se li è scelti bene.
Personalmente io non ho amici che scrivono certe idiozie, se li avessi avuti li avrei già cancellati da un pezzo!
Emilio lamenta di essere rintracciato da persone dalle quali non vorrebbe essere rintracciato: la cosa è molto semplicemente evitabile, basta non accettare la richiesta di amicizia. Non è vero che la cosa è considerata non educata, l'unico che potrebbe restarci male è l'amico negato, ma se qualcuno con il quale non voglio entrare in contatto ci resta male francamente la cosa non mi interessa (btw a me non è mai successo di negare l'amicizia a nessuno che conoscevo o che mi ha dato nel messaggio buoni motivi per essere nella mia lista).
Emilio sembra molto negativo al riguardo del rintracciare persone che non si vedono da molti anni. Anche qui cosa c'è di negativo? Io per esempio oggi ho rivisto amici del gruppo scout che fondai nel lontano '67 ed è stata una bellissima esperienza tutta dovuta a FB. Ho anche rincontrato una delle mie ex mogli e ne è nata una bella amicizia. Certo la cosa dipende dai motivi che spingono a cercare le persone: quelli che cercano le ex fidanzate perché pensano sia più facile portarle a letto sono dei disperati con o senza FB.
Lo stesso si può dire di quelli che sviluppano una dipendenza da FB e passano ore e ore nella pagina: il problema non è di FB, il problema è loro e probabilmente se non avessero FB troverebbero qualche altro modo per perdere il loro tempo.
L'articolo riporta anche un paio di gravi imprecisioni.
L'autore sembra convinto che la grande differenza tra FB e gli altri social network sta nel fatto che per entrare si deve dichiarare il loro vero nome. Questa è una idiozia che gira da tempo, ma basta un giretto nelle liste di iscritti di FB per scoprire che Laura Machisenefrega non è una signora con un cognome sfortunato, semplicemente non voleva dire il suo vero cognome. Anche più evidente dovrebbe essere il fatto che "prepuzio" e "madonna delle grazie" non sono veri nomi di qualcuno!
Usuale è anche la osservazione sulle clausole del contratto di uso che prevedono che il materiale che mettiamo su FB diventi proprietà di FB. In realtà il contratto precisa che l'uso e la esposizione sono limitati dalle clausole di visibilità che specifichiamo.
Del resto pare sfuggire a Emilio il fatto che anche i blog di La Repubblica, un giornale che dovrebbe conoscere, prevedono una clausola del tutto equivalente:
5.12. L'Utente attribuisce e riconosce alla Società e ai suoi partner ed aventi causa una licenza illimitata, irrevocabile, gratuita e comunque esente da royalties, di utilizzare, copiare, trasmettere, distribuire pubblicamente il materiale ed i contenuti pubblicati nel BLOG.E' la clausola usuale di qualsisi sito che esponga contenuti generati dagli utenti.
Parlare di cose che vagamente si conoscono no vero?
bob
PS oltre alla scarsa conoscenza del fenomeno e alla voglia di andare controccorrente per essere sensazionali credo che qui l'errore sia il solito: si attribuiscono agli strumenti le colpe e i problemi di chi li usa!
Bravo, ben detto!
RispondiEliminaUn'altra conferma che la categoria dei giornalisti si merita l'epiteto "sempre meglio che lavorare" ;-)
Enrico Amiotti
decisamente meglio! Concordo. F.daddo
RispondiEliminaecco perchè ho da tempo smesso di leggere i giornali tradizionali e seguo di più i blog di qualità.
RispondiEliminaComplimenti per l'analisi precisa e puntuale.
Concordo in pieno con l'articolo. Ed il problema è che quanto si verifica per questo articolo, si verifica per svariati altri campi, come la scienza, l'ingegneria, ed anche la cronaca.
RispondiEliminaEd è comune a tutti i giornali.
Anche se non credo che leggere solo blog sia meglio, io credo che l'informazione vada interpretata, io ormai ho preso l'abitudine di sentire 2-3 rassegne stampa la mattina per vedere i diversi punti di vista delle stesse notizie, in modo da avere una informazione "pulita".
Per quanto riguarda Facebook, io credo che riesca a fare esattamente quello per cui lo strumento è stato ideato, cioè mettere in contatto persone che si conoscono, avrà dei difetti, come il fatto che le mie informazioni sono visibili agli "amici" degli "amici", ma anche in questo caso c'è un semplice work-around, scegliersi bene gli amici, io ho rifiutato tantissimi "amici", perchè non vedo il perchè debba avere tra gli amici su FaceBook persone con cui se mi incontro per strada a stento mi saluto.
Io non ho avuto il piacere di leggere l'articolo di "Repubblica", ma sento in giro che dopo l'entusiasmo c'è ormai una "onda lunga" (per restare nel campo dei luoghi comuni) di disaffezionamento e critica a Facebook, che è frutto di cattivo uso dello strumento, e di problemi che nulla hanno a che fare con lo strumento stesso. E premetto che a me, Facebook, in generale, non piace particolarmente, sebbene sia iscritto e lo usi, o meglio non ne sono un entusiasta, mi è stato utile per ritrovare persone che da tempo non sentivo e di cui avevo voglia di rimettermi in contatto.
I think Emilio's problem is that he has no friends and is jealous of all the rest us. FB brought me back together with old university buddies from many years back.
RispondiEliminaLike everything else, you have just got to know how to use it.
Solo per informare Aniello, che se non vuole fare vedere le proprie informazioni agli amici degli amici, basta che vada a modificare le impostazioni sulla privacy, decidendo cosi chi è cosa si è autorizzati a vedere.
RispondiEliminaIo, ad esempio, rifiuto per principio le persone che mi chiedono un contatto senza scrivere nulla nel messaggio, a meno che non mi siano veramente noti. Ma quello che ritengo interessanti anche se sconosciuti, li inserisco in una lista che ho chiamato "emeriti sconosciuti" che ha autorizzazioni minime. Se in seguito dimostreranno di interessarmi li sposterò di conseguenza.