venerdì, aprile 06, 2007

Alla ricerca dello Web 2.0 perduto...


Diogene di Sinope cercava l'uomo, io più modestamente cerco da tempo una credibile e coerente definizione di Web 2.0.

Leggendo Infoservi ho scaricato un documento che ne contiene una, ma francamente faccio fatica a capirla a pieno.

La definizione è in una interessante analisi Nielsen condotta da Daniele Sommavilla dalla lettura della quale si evince che Web 2.0 sarebbe in buona sostanza un sinonimo di User Generated Contents.

La definizione è molto più restrittiva da quella riportata da O'Reilly nella pagina che racconta della nascita del termine. Restringere forse ha un senso perché come ho già avuto modo di dire varie volte la definizione di O'Reilly è talmente vasta che forse se dicessimo che Web 2.0 è la rete come la vediamo oggi non ce ne scosteremmo moltissimo. Resta da capire come si faccia a stabilire se un sito è o non è Web 2.0 e, ancora più difficile, stabilire quando potremo incominciare a parlare di Web 3.0.

La questione potrebbe sembrare di lana caprina se non fosse che ci sono novelli Savonarola che tuonano che le aziende debbono investire nello Web 2.0 e che sembrano capacissimi di discriminare tra siti che lo sono e siti che non lo sono. Come facciano resta, almeno per me, un mistero.

La definizione recita:

l'ambiente in cui si sono sviluppati dei siti web e delle applicazioni, che mettono il controllo del contenuto, sia generato direttamente dall'utente che no, nelle mani del consumatore
Cosa vuole dire controllo?

Come si applica il controllo al materiale non generato dall'utente?
Forse vuole dire accesso on demand? Se è così l'accesso hai contenuti Web è on demand da quando è stata scritta la prima pagina.

Quale la distinzione tra utente e consumatore?

No non mi convince ancora...

bob

1 commento:

Qualche esperimento...