Ritalia, quali risultati aspettarsi?
Complici giorni un poco convulsi ho avuto dopo il RitaliaCamp più tempo per pensare che per leggere e scrivere. Ieri sera mi sono fatto una scorpacciata di reazioni, di idee e di commenti.
La domanda alla quale credo sia basilare dare una risposta prima di buttarsi a capofitto a scrivere e condividere è questa: che cosa ci possiamo aspettare di generare viste le risorse e le condizioni al contorno?
Una prima cosa da considerare è che Ritalia non ha nessun incarico e di fatto nessun contatto con il committente, il vero convitato di pietra (nella immagine il commendatore del Don Giovanni) della giornata che abbiamo passato insieme.
IBM ha ammesso alcune delle sue "colpe", ma sulle cose più basilari ha dichiarato, e di fatto non poteva fare altro, che le scelte di base non sono sue, ma del committente che, come ci ha mostrato con efficacia Ottolini, è una entità complessa e cangiante.
Qualcuno dalla platea ha a un certo punto ha affermato che "i committenti sono i cittadini". Il concetto è romantico e populista, ma non porta lontano perché in una situazione del genere la nostra funzione di committente la abbiamo esaurita quando siamo andati a votare e possiamo rispolverarle o con un movimento di opinione come stiamo facendo o, qualora lo si ritenesse opportuno, con un esposto alla autorità giudiziaria qualora qualcuno pensasse che si sia violata la legge.
Andare a consigliare modifiche "perché siamo il committente" sarebbe come se io scendendo in strada e vedendo qualcuno che sta posizionando il nuovo bordo del marciapiede gli ordinassi di metterlo venti centimetri più a destra perché "sono il committente in quanto cittadino di Milano". Non oso pensare quale sarebbe la risposta, ma ho buoni motivi di credere che sarebbe piuttosto colorita.
Il formato "camp" credo abbia dimostrato chiaramente di non essere adatto alla conduzione di progetti che per loro natura esigono fasi precise, formalizzate e soprattutto nella giusta sequenza in modo che il risultato di una delle fasi possa essere usato come alimentazione della successiva, ovviamente con tutte le possibilità di riciclo e di riaggiustamento.
Probabilmente il risultato più corretto sarebbe più che un progetto completo una serie di tesi su argomenti specifici e in qualche modo autoconsistenti, una cosa un poco alla Cluetrain Manifesto.
Mi immagino tesi del tipo:
- quali contenuti
- quali i modelli di uso
- come impostare le pagine con il CSS
- MyItaliaPage?
- ...
Del resto se andate a vedere i risultati del Toronto Transit Camp al quale ci si è ispirati si ritrova qualche cosa di simile: non un progetto completo ed articolato, ma una serie di spunti interessanti coniugati con diversi livelli di approfondimento. Tenendo conto del fatto che italia.it è una realtà molto più complessa e variegata del sito dei trasporti pubblici di Toronto temo che pretendere di fare di più sia un poco velleitario.
A conferma di questo è opportuno osservare come la mappa concettuale che sembra essere uscita dalla giornata di sabato è un incubo di complessità!
ma cos'è quella tabella?
RispondiEliminapoi ne fanno una roba come questa
http://www.bullshitbingo.net/cards/bullshit
e ci giocano a tombola il prossimo barcamp? ;-)
La tua analisi è molto realistica e riassume molto bene il sentimento che traspare dai blog. Quello che tu proponi è in effetti l'unica cosa che è possibile fare. La mappa che vedi è la risultante di quanto raccolto al RitaliaCamp, ma da quella ne è stata fatta un'altra semplificata.
RispondiEliminaSe il modello organizzativo ammette critiche e queste sono di aiuto perchè consentono di comprendere i limiti di una "formula organizzativa", nel modello partecipative le critiche alla max 73 non hanno ragione di essere, perchè chiunque può aprire una sua pagina sul wiki e offrire suggerimenti per la costruzione del "manifesto", perchè i fautori dell'"armiamoci e partite" vengono subito sgamati. Personalmente ritengo che dal RitaliaCamp sono venute fuori due blogosfere, una cialtrona e cacionara pronta alla critica, all'attacco anche immotivato ed una riflessiva e produttiva. Credo che assisteremo presto a spostamenti nella geografia della blogosfera, forse la prossima rilevazione di Blogbabel lo rivelerà. Non credi che questo tuo post sia importante che prenda forma anche come proposta?
Per principio difendo sempre chi, comunque, bene o male, fa qualcosa. Persino su italia.it sono stata tra le più "morbide". Figuriamoci su RitaliaCamp. Detto questo, e proprio per amore dell'iniziativa, penso che se non limitiamo e circoscriviamo l'obiettivo non riusciremo a produrre nulla ma verranno disperse tante energie in rivoli paralleli.
RispondiEliminaRoberta, ti rispondo in un post specifico.
RispondiEliminaPer quanto l'iniziativa Ritalia Camp possa essere interessante, e possa riflettere un certo spirito di partecipazione, sarebbe da giudicare freddamente.
RispondiEliminaSulla rete sono numerosi i proclami, gli annunci, le ragioni di Ritalia: sempre sulla rete, anzi nella "blogosfera", si possono leggere le diverse idee ambiziose dei partecipanti.
Ora, quando é chiaro a tutti che non può essere certo la formula dei 'camp' quella migliore per condurre analisi di benchmarking e costruzione di "visioni", vari ispiratori ed aderenti di Ritalia moderano le semplicistiche valutazioni.
Ci vorrebbe più coerenza, e soprattutto un sano criticismo: non si possono lanciare messaggi inequivocabili per più di un mese, per poi arrivare CONCRETAMENTE a nulla.
"L'intenzione, l'urgenza, la responsabilità e il senso di dover agire, il 'fare' e non il 'farò'. Tutto ciò è compreso nella parola serietà"
una nota per dare un volto a max73, che è ancora il mio profilo blogger del 2000: sono Massimo Moruzzi.
RispondiEliminaquanto al fatto che le mie critiche o prese per il culo non abbiano ragione di essere, ma cosa devo rispondere?