Irlanda terra di microprocessori...
Paul Otellini, presidente di Intel, all'annuncio della tecnologia a 65 nm
L'altro ieri ero in una freschissima e piovosa Dublino dove mi sono dedicato con la solita dedizione alla Guiness, al Jameson e alla deliziosa cucina che l'Irlanda sa offrire.
Invitato da Intel e da HP ho avuto la interessante opportunità di visitare una delle fabbriche di semiconduttori che producono memorie, chip set e microprocessori.
Avevo già visitato le fabbriche Intel in Irlanda e in California, ma devo dire che la cosa è sempre assolutamente impressionante: i principi di base della fabbricazione dei circuiti integrati sono relativamente semplici da capire, ma l'idea che la cosa possa essere fatta nelle microscopiche dimensioni che vengono oggi usate ottenendo oggetti dalla complessità straordinaria mi lascia ogni volta a letteralmente a bocca aperta.
Ho avuto occasione di osservare la lavorazione dei chip a 65 nm (il nanomentro è il milionesimo di millimetro) e la cosa da una certa emozione: certo alla banale osservazione non cambia nulla, ma sapere che quei chip hanno giunzioni tanto piccole da avere reso necessaria la modifica della composizione di alcuni strati metallici passando, per ridurre le dispersioni, da metallo puro a leghe ti fa sentire testimone di un passo avanti eccezionale, e non abbiamo ancora raggiunto il limite che si ipotizza nell'area tra 16 e 8 nanometri.
8 nanomentri sono la dimensione di cinque o sei atomi!
A quel punto le tecnologie tradizionali avranno raggiunto il loro limite fisico, ma già all'orizzonte ci sono alternative (la più promettente è il quantum tunneling) e certamente la corsa a macchine sempre più potenti è ben lungi dal rallentare.
Se pensate che il primo transistore fu realizzato nel 1948 e i primissimi circuiti integrati, con qualche decina di componenti in tutto, sono stati realizzati dieci anni dopo i passi avanti che si sono fatti hanno veramente dell'incredibile!
Ricordo che negli anni sessanta, avevo sedici anni, seguii mio padre a un congresso dove si parlava di microminiaturizzazione: alla presentazione della ipotesi di poter realizzare nel futuro circuiti integrati anche con 100 componenti una voce dalla platea chiese "cosa ce ne facciamo di tante giunzioni in un singolodevice?".
Il Pentium 4 ha un numero di giunzioni dell'intorno dei 55 milioni... e non ci bastano!
Una chiacchierata informale con gli specialisti Intel e HP ha confermato la vitalità di Itanium per la realizzazione di sistemi di alta fascia ed altissima affidabilità: se ne parla da molto, ci sono stati grandi ritardi, ma le cose dovrebbero cambiare nell'immediato futuro.
Molto interessante la proposta di HP per la realizzazione di sistemi blade con una grande attenzione anche al problema della ottimizzazione della gestione della energia.
Ho visitato una delle fabbriche Intel dove si producono anche i nuovi chip a 65 nm, ho discusso con HP dei nuovi server e mi sono dedicato a due grandi vecchi amori: Guiness e Jameson... |
L'altro ieri ero in una freschissima e piovosa Dublino dove mi sono dedicato con la solita dedizione alla Guiness, al Jameson e alla deliziosa cucina che l'Irlanda sa offrire.
Invitato da Intel e da HP ho avuto la interessante opportunità di visitare una delle fabbriche di semiconduttori che producono memorie, chip set e microprocessori.
Avevo già visitato le fabbriche Intel in Irlanda e in California, ma devo dire che la cosa è sempre assolutamente impressionante: i principi di base della fabbricazione dei circuiti integrati sono relativamente semplici da capire, ma l'idea che la cosa possa essere fatta nelle microscopiche dimensioni che vengono oggi usate ottenendo oggetti dalla complessità straordinaria mi lascia ogni volta a letteralmente a bocca aperta.
Ho avuto occasione di osservare la lavorazione dei chip a 65 nm (il nanomentro è il milionesimo di millimetro) e la cosa da una certa emozione: certo alla banale osservazione non cambia nulla, ma sapere che quei chip hanno giunzioni tanto piccole da avere reso necessaria la modifica della composizione di alcuni strati metallici passando, per ridurre le dispersioni, da metallo puro a leghe ti fa sentire testimone di un passo avanti eccezionale, e non abbiamo ancora raggiunto il limite che si ipotizza nell'area tra 16 e 8 nanometri.
8 nanomentri sono la dimensione di cinque o sei atomi!
A quel punto le tecnologie tradizionali avranno raggiunto il loro limite fisico, ma già all'orizzonte ci sono alternative (la più promettente è il quantum tunneling) e certamente la corsa a macchine sempre più potenti è ben lungi dal rallentare.
Se pensate che il primo transistore fu realizzato nel 1948 e i primissimi circuiti integrati, con qualche decina di componenti in tutto, sono stati realizzati dieci anni dopo i passi avanti che si sono fatti hanno veramente dell'incredibile!
Ricordo che negli anni sessanta, avevo sedici anni, seguii mio padre a un congresso dove si parlava di microminiaturizzazione: alla presentazione della ipotesi di poter realizzare nel futuro circuiti integrati anche con 100 componenti una voce dalla platea chiese "cosa ce ne facciamo di tante giunzioni in un singolodevice?".
Il Pentium 4 ha un numero di giunzioni dell'intorno dei 55 milioni... e non ci bastano!
Una chiacchierata informale con gli specialisti Intel e HP ha confermato la vitalità di Itanium per la realizzazione di sistemi di alta fascia ed altissima affidabilità: se ne parla da molto, ci sono stati grandi ritardi, ma le cose dovrebbero cambiare nell'immediato futuro.
Molto interessante la proposta di HP per la realizzazione di sistemi blade con una grande attenzione anche al problema della ottimizzazione della gestione della energia.
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