Sempre più birra gratuita...
Il modello della offerta di servizi e di contenuti in rete a titolo gratuito, pagati dalla pubblicità, si sta sempre più affermando, a dispetto delle previsioni di qualche esperto... |
Nel 1998 sulla bellissima rivista statunitense Byte, purtroppo chiusa da qualche anno, apparve un articolo intitolato "No more free beer" (La birra non è più gratis): l'autore, ne ricordo il nome, sosteneva che il tempo del software, dei contenuti e dei servizi Internet gratuiti sarebbe presto finito e che avremmo dovuto adattarci a pagare per tutto.
Nei primi anni del nuovo secolo la tendenza effettivamente c'è stata, ma il tentativo di fare pagare contenuti e servizi di rete non è sempre riuscito e ci sono oggi chiari segni di una netta inversione di tendenza. Certo esistono contenuti e servizi molto specializzati per i quali si ottengono pagamenti anche molto "salati", ma le cose più "normali" tendono a diventare sempre più spesso gratuite.
Dopo la decisione del quotidiano New York Times di non fare pagare l'accesso ai suoi articoli si apre in queste ore una breccia significativa: il londinese Finantial Times ha annunciato che offrirà accesso gratuito sembra a trenta articoli al mese a chiunque si iscriva al suo web. Aspettiamo adesso la contromossa di Wall Street Journal, il grande rivale di oltreoceano!
L'altro giorno ricordavo come quando apparvero le prime radio e le prime televisioni commerciali, allora le chiamavamo libere, qualche commentatore prese una posizione simile a quella che aveva Ernesto Calindri nei mitici caroselli della China Mratini: "Sa cosa le dico, dura minga, dura no, non può durare!".
E invece il tutto è durato e come la televisione pagata dalla pubblicità e non dal canone è una importante realtà lo stesso accadrà per servizi e contenuti in rete!
bob
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