Stefano Venturi, blogger, aperitivi e problem setting....
Questa mattina mi sono svegliato con la mente confusa, ieri sera prima di dormire avevo letto quello che si dice in rete sull'invito a un aperitivo esteso da Cisco ad alcuni blogger e evidentemente la mia testa ha lavorato durante la notte.
Quando sono confuso lo strumento che uso per cercare di mettere ordine nelle idee è la mappa mentale, e così ho fatto traendone qualche considerazione che mi piace di condividere con voi (non spaventatevi non è la mappa qui sopra che è solo un esempio preso in rete).
La prima considerazione è che di fatto si sta discutendo intorno a diversi problemi come se fossero lo stesso problema, in altre parole c'è una carenza di problem setting ed un eccesso di problem solving.
Qui di seguito ho enucleato i problemi che ho identificato, ho aggiunto qualche commento e ho cercato di illustrare come la penso io.
1) Opportunità di un incontro/aperitivo, di un camp, o di un blog
Questo punto è stato quello del quale ha parlato Gaspar nel post che ha fatto nascere la discussione. Qui si sono delineate due facce della rete: da una parte quella modello Woodstck e flower power con la visione di una realtà sempre aperta a tutti, senza nessuna limitazione e dove tutti partecipano per la voglia di essere in qualche modo utili ad un ecosistema con il quale si identificano, dall'altra la faccia modello business is business dove stanno quelli che vedono la rete come uno strumento di comunicazione, nuovo ed innovativo quanto si vuole, ma integrato nelle dinamiche precedenti ed assoggettato a regole di un sistema più vasto.
Personalmente credo che ci sia una grande varietà di atteggiamenti tra i due estremi, ma sono portato a pensare che la visione più corretta sia quella che pende più dalla parte del business che da quella dell'ideale. In buona sostanza credo che Cisco abbia trattato questo evento, correttamente, più o meno come si è sempre trattata una conferenza stampa, questo non toglie che in futuro Venturi possa pensare di partecipare a qualche barcamp o fare un blog o, se le cose lunedì porteranno i risultati sperati organizzare altri aperitivi.
2) Incontro a inviti o incontro aperto?
Questa è stata un'altra pietra dello scandalo: per motivi che francamente non riesco a capire sembra che ci si sia fatta l'idea che nel mondo del blog non si possano fare delle scelte e si debba aprire sempre tutto a tutti.
Perché mai?
Io mi pongo un obiettivo, decido un budget, decido cosa voglio offrire a chi viene e stilo un elenco di persone da invitare: l'altra sera Intel ha lanciato il nuovo Centrino comportandosi esattamente e nessuno si è lamentato. Paradossale il fatto che tra le facce note ho visto qualcuno che qui invece si sta pesantemente lamentando per il fatto che l'incontro di Cisco è a inviti.
In un precedente post su questo stesso argomento avevo osservato come altri eventi strettamente chiusi siano passati senza polemica e citavo un incontro di blogger con Dada tenutosi qualche settimana or sono. Alberto puntualizza che "'incontro da Dada è stato promosso da un piccolo gruppo autoorganizzato, autofinanziato, autosponsorizzato e senza fini di lucro".
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Alberto lamenta il fatto che io abbia estrapolato un brano dal suo intervento, mi sembrava facile ritrovarlo nei commenti, ma volentieri lo riporto qui in forma integrale:
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piccola puntualizzazione: l'incontro da Dada è stato promosso da un piccolo gruppo autoorganizzato, autofinanziato, autosponsorizzato e senza fini di lucro, che ha l'obiettivo di promuovere le iniziative (di qualsiasi tipo) del Web 2.0 italiano portandole a incontrare esponenti de "l'industria"
è spontaneo, gli incontri sono gratuiti per tutti (azienda ospite e invitati), nessuno ci guadagna niente se non conoscenze incontri visibilità forse opportunità, speriamo
durante i tre incontri creati finora si è cercato di avere al tavolo persone sempre diverse, per offrire questa possibilità al maggior numero di persone
il numero è per forza ristretto altrimenti non si riesce a parlare
il che è ben diverso rispetto a un evento dai tratti chiaramente business, in cui un'azienda paga un consulente per una iniziativa di comunicazione
riguardo alla quale non vedo niente di male: ognuno invita chi gli pare
però ho due critiche. la prima riguarda il tema del "disclosure", di cui ho parlato spesso sul mio blog. un'etica della trasparenza (chi-fa-cosa-perchè) molto importante nei blog della prim'ora, e che oggi sembra, purtroppo, essersi un po' persa
secondariamente concordo con il tema uscito presso i commenti di Gaspar: trovo quantomeno di cattivo gusto dare giudizi di valore ("autorevoli" etc). ogni scelta è lecita, ma chi le fa se ne dovrebbe assumere le responsabilità dirette, senza coinvolgere altri
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E allora?
Se nella blogsfera gli incontri chiusi sono disdicevoli lo sono chiunque li organizzi, se non lo sono non lo sono chiunque li organizzi. Questo concetto che se faccio uno sforzo e non guadagno posso permettermi libertà che chi fa le cose a scopo di profitto non si può permettere ha molto a che vedere credo con una pervasa mentalità cattolica, l'idea del fioretto, che forse è giunto il momento di toglierci di dosso. Del resto Madre Teresa di Calcutta non abita certo nei nostri blog e TUTTI scriviamo perché ne abbiamo un tornaconto in termini di immagine e di gratificazione, non certo più nobile di chi scrive per supportare una attività imprenditoriale.
Maurizio fa notare una mia incongruenza in quanto difendo l'idea dei un evento chiuso ed ho criticato per gli stessi motivi il Marketing camp di Camisani: in realtà le due cose sono diversissime in quanto Cisco non ha dichiarato di voler organizzare un camp e non ha presentato un normalissimo aperitivo come evento innovativo e straordinario...
3) Chi prepara la lista degli inviti?
La lista degli inviti la prepara l'ospite, questo vale credo fin da quando gli uomini delle caverne invitavano gli amici a mangiare quarti di cinghiale cotti alla brace. L'ospite vuole farsi aiutare da qualcuno? Benissimo!
Cisco ha scelto Lele, Lele ha messo tutta la sua competenza per indicare chi secondo lui fosse utile invitare per rispondere con efficacia agli scopi, che tra l'altro nessuno di noi conosce, della riunione e la cosa dovrebbe finire qui.
Il fatto che Lele sia un Blogger e i presunti doveri che avrebbe il blogger di applicare regole di apertura particolari ed esoteriche mi sembrano inutili arrampicate sui vetri insaponati. Forse varrebbe la pena ricordare che un blogger è qualcuno a cui piace scrivere e comunicare e lo fa non con il ciclostile, ma con uno strumento più comodo, ma del tutto analogo. Se qualcuno crede di essere l'incrocio tra un Cavaliere del Santo Sepolcro ed un Maestro 33 della Massoneria di rito scozzese antico ed accettato credo che debba ripensare un attimo al vero significato delle cose!
4) Chi invitare?
Come ho detto l'ospite e chi lo aiuta estendono gli inviti.
Se invita le persone giuste la serata avrà successo, se invita le persone sbagliate non avrà successo. Nel primo caso probabilmente la collaborazione continuerà, nel secondo Cisco si cercherà qualche altro collaboratore.
5) La parola influente.
Un errore è stato forse l'uso nell'invito della parola influente, una parola che ha già provocato qualche mal di pancia a Technorati nella vicenda della classifica stilata con Edelman. Se ricordate fece scalpore il fatto che basandosi solo sulla analisi dei link un blog come Sette in condotta risultasse essere tra i più influenti d'Italia.
Forse meglio sarebbe stato usare qualche cosa del tipo "blogger più dinamici ed attenti all'argomento della serata".
Chissà se mi sono chiarito o confuso le idee???
Ritengo anch'io che il termine "influenti" sia stato uno dei principali motivi scatenanti della polemica.
RispondiEliminaA parte questo non vedo che senso abbia attaccare la scelta di aver invitato delle persone ad un aperitivo.