Sempre più convinto della inconsistenza del concetto di WEB 2.0!
Un bell'articolo di Marco segnala una serie di problemi che spesso le aziende incontrano nella realizzazione della loro presenza in rete e stigmatizza l'uso sconsiderato del suffisso 2.0 che tende a diventare una moda e crea confusione. Tutto assolutamente condivisibile, ma evanescente senza una definizione convincente di WEB 2.0! |
Ho passato lo scorso giovedì a Palermo, di ritorno da un gradevolissimo soggiorno a Salina, dove mi sono seriamente impegnato nello studio del panino con la milza, deliziosa specialità solo palermitana, delle panelle e delle varie forme di granita, l'idea di comperare il giornale non mi è nemmeno passata per la mente.
Arrivato a Milano mi ha raggiunto la telefonata di un amico, direttore centrale di una delle maggiori banche italiane, che mi ha segnalato l'articolo su Nova24 di Marco Camisani Calzolari e mi ha detto di averlo trovato molto interessante. Poi la domanda difficile: "Spiegami bene cosa è questo WEB 2.0 verso il quale dovremmo tendere evitando gli errori segnalati dall'articolo...".
Da tempo vado cercando questa definizione leggendo e parlando con i vari relatori nei convegni 2.0 e una risposta consistente non la ho mai ricevuta!
In effetti credo che per consigliare di non usare il termine in modo modaiolo e sconsiderato sarebbe importante capire quale sia l'uso corretto!
O no?
bob
A prescindere dal fatto che sia opportuno o meno usare un termine così generico, per un tecnologo credo che la definizione originale sia abbastanza chiara. Cosa c'è che non ti convince?
RispondiEliminaCaro Roberto,
RispondiEliminahai ragione, avrei voluto spiegarlo in testa al pezzo, ma il numero di battute a disposizione per la rubrica non mi permettono di approfondire molto.
Condivido tuttavia che i nostri manager abbiano bisogno di capire bene come si è evoluto il web in questi anni e le opportunità che offre alle aziende per comunicare sia dal punto di vista funzionale, sia da quello di marketing.
Vive cordialità.
Marco
Personalmente concordo con Paolo. E al tuo amico suggerisco di citare http://www.zopa.com/ e http://www.kiva.org/
RispondiEliminaIn ultimo, pensa se prima dello scandalo Parmalat (o Argentina) non ci fosse stato solo Grillo a parlarne, e i "risparmiatori" avessero potuto usufruire degli strumenti "social" per informarsi, scambiare opinioni e dati, invece di farsi infinocchiare dalle menzogne dei piazzisti di junk bond
Un'operazione (incubo) che stiamo purtroppo rivivendo in questi tempi con lo scandalo mutui americani. ma la prossima volta, grazie al web 2.0, speriamo di essere più accorti, o di avere strumenti diversi su cui fare affidamento