venerdì, ottobre 19, 2007

E non dicano che non lo avevamo previsto...

Quando oramai un sacco di tempo fa scoppiò il caso di italia.it, il faraonico progetto di un portale italiano per la promozione del turismo molti ne hanno scritto. Un bel sabato mattina alcuni di quei molti, io ero tra loro, hanno rinunciato a fare quello che si fa il sabato mattina e, a proprie spese (qualcuno veniva anche da lontano), hanno deciso di spendere la propria giornata alla Bicocca in un Camp nel quale abbiamo discusso a lungo dei problemi e del cosa fare per risolverli visto che la promozione e il benessere del nostro paese ci stava a cuore e che ci si trovava davanti a una spesa inquietante di soldi anche nostri.

In più di un intervento un certo numero di persone abbastanza esperte delle cose della rete fecero notare, e questa fu anche la mia posizione, che il vero fondamentale problema non stava nei ritardi o negli errori, ma era di natura metodologica.

Il sito era stato impostato con mentalità faraonica ipotizzando un meccanismo globale di generazione e di pubblicazione dei contenuti con redazioni fisiche sparse in tutte le regioni che avrebbero dovuto lavorare coordinate alla produzione continua di materiale coerente.

Einstein affermava che tutti i problemi hanno una soluzione apparentemente semplice, peccato che sia quasi sempre quella sbagliata.

Questo è il caso del modello assiro-babilonese adottato dal sito del turismo: in teoria è la soluzione giusta, ma chi si è fatto i capelli bianchi gestendo progetti di rete sa benissimo che non può funzionare e difatti non ha funzionato!

Per i contenuti editoriali si sarebbe dovuta approntare, almeno nella fase iniziale, una bella redazione centrale, magari in outsourcing evitando assunzioni che a regime sarebbe stato difficile utilizzare a pieno, e cominciare a raccogliere, omogeneizzare e pubblicare il materiale.

Per quanto riguarda i servizi da offrire, il come offrirli e il come realizzarli si sarebbe dovuti partire da uno studio delle realtà esistenti in altri paesi, la Francia la Germania e la Svezia per esempio, copiarne le cose positive, evitare gli errori ed aggiungere con un poco di creatività quel venti per cento di novità.

Il risultato sarebbe stato quello di spendere molto meno, di partire subito con qualche cosa che fosse via via migliorabile.

Qualcuno propose un intenso utilizzo di contenuti generati dagli utenti, ce lo ricorda Valdemarin in un intervista di oggi sul blog di Anna Masera, personalmente tenderei a non essere d'accordo per un paio di motivi.

Gli UGC hanno il problema della disomogeneità del contenuto: credo che tutti abbiamo in mente per esempio decine di nomi per i quali pensiamo sarebbe utile e corretto avere una voce su Wikipedia e non la troviamo mentre poi ci troviamo una persona pressoché sconosciuta come Massimo Del Papa del quale per esempio io conosco solo la passione per la querela. Potrebbe a questo punto succedere che il carnevale di Roccacannuccia inferiore (nome spero di fantasia) risulti sul sito più importante e migliore si quello di Venezia solo perché la associazione che lo organizza è più attiva di quella di Venezia e questo non sarebbe utile al turista.

Personalmente penso che in rete ci sia spazio per contenuti generati dagli utenti e per i contenuti istituzionali: un sito del genere cade nella seconda categoria e li dovrebbe stare.

Rutelli ADESSO vuole chiudere il progetto, ma dove è stato tutti questi anni?

Fare la parte della Cassandra non è mai gradevole, ma questa volta amici di italia.it ve lo avevamo proprio detto e a chiare lettere!


bob

4 commenti:

  1. L'unica cosa che mi lascia perplesso è che al progetto partecipavano personalità competenti ed esperte del settore. Citandone uno per tutti Marco Ottolini, sicuramente esperto per quanto riguarda progetti del genere, e certamente al corrente dei rischi che anche tu hai evidenziato. Quindi elementi validi ed esperti che sicuramente hanno evidenziato il problema erano presenti, ma molto probabilmente o non hanno potuto lavorare liberamente, oppure le osservazioni inoltrate sono state ignorate. COn questo voglio dire che qualsiasi altra iniziativa promossa dallo stesso ente e condotta con le medesime regole produrrà sempre e comunque un risultato allo stesso livello del precedente. Quale è quindi l'approccio che permetterà di uscire da questa spirale??

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  2. Caro Massimo, ma dove vivi? (e lo dico con rispetto e con l'ammirazione di riuscire a pensarla anche io come te). Guarda i siti dei ministeri, l'attenzione è più a cambiare il nome del ministro il giorno dopo le elezioni che ad offrire servizi?
    Un progetto nato così era mondo dal giorno dopo la creazione, perchè "imbrigliato e controllato" in ottica politica.
    Ora mi viene in mente questo, am Rutelli non era quello che fece la conferenza stampa di italia.it, parlando in inglese maccheronico e facendoci ridere in faccia dal mondo?
    Ora vuole far abortire il faraonico progetto? sarà per un perbenismo post-Stella-Rizziano?
    Sulla carta, un centro di pubblicità del prodotto turistico italiano non era male, è il modo che è sbagliato, ma il modo è stato frutto di mantenerne un controllo politico.
    Mega-redazioni regionali vuol dire assunzioni, vuol dire clientelismo!
    Quando ci staccheremo da questa mentalità? Forse solo quando sarà troppo tardi, o quando l'acqua avrà superato le narici e dovremo saltellare per respirare!
    E solo allora sapremo cacciare la creatività di noi italiani, che ci ha sempre contraddistinto e ci ha permesso di risalire la china quando si raschiava il fondo.
    Fino ad allora, però, teniamo questo che ci passa il Governo, in tutti i sensi della frase scritta!

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  3. Ciao Annunziata, forse mi sono spiegato male. Sono anche io d'accordissimo con te che nel bene, e soprattutto nel male, non resta che tenerci quello che ormai abbiamo. Ci manca solo di buttare tutto quello che è stato speso fino ad ora per rifare tutto. Al massimo si può considerare d'investire ancora qualcosa per un corso di Front Page a Rutelli, così il nuovo progetto se lo sviluppa da solo e forse viene anche meglio :-)Quello che volevo sottolineare nel mio post precedente è infatti che finchè la cosa sarà controllata politicamente, potrai coinvolgerci tutti i professionisti che vuoi (e che hanno dimostrato di saperci fare) ma il risultato sarà sempre e comunque un flop. La domanda era un'altra. Partendo dal presupposto che affidando progetti come Italia.it al Governo è tempo perso quale potrebbe essere l'alternativa. Un'iniziativa come Ritalia.camp può essere una delle risposte plausibili?

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  4. Beh, purtroppo una inziiativa "democratica", come quella di Wikipedia, per esempio, non è proponibile, come dice Dadda, si rischierebbe che il palio di Vattelapesca diventi più visibile del palio di Siena. C'è bisogno di una redazione che omogeinizzi il tutto, e che valuti e regoli il peso dei vari interventi.
    E questo non è un problema, esistono mille tipologie di portali, anche gratuiti, che permettono questo, anche sfruttando applicazioni web video, audio e foto già esistenti (già, perchè poi vorrei capire perchè se Mediaset usa YouTube sul suo portale, non lo può fare Italia.it ma debba "implementarlo" da solo) arricchendo i contenuti.
    Il problema della visibilità, poi, è risolvibile molto semplicemente, si compra la posizione su google, e con 45 milioni di euro, pernso che Google ti da la prima posizione a vita!
    Il problema è come apoliticizzarlo, e qui non ho la risposta!

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