martedì, febbraio 19, 2008

I principi sono di vetro, se li pieghi si spezzano!

Della denuncia anonima abbiamo sempre avuto una brutta concezione.

La Serenissima repubblica di Venezia ne ha fatto un largo uso tanto che c'è una angolino all'ingresso di Palazzo Ducale che la commemora. E' da sempre uno strumento delle dittature e dei regimi totalitari.

Come spesso succede per qualche strano motivo si è portati a pensare che in rete le cose debbano essere diverse, ma non è logico sia così: i valori etici della rete dovrebbero essere identici a quelli che riteniamo validi nel mondo reale.

E' di queste ore l'ordinanza di chiusura, da parte di un tribunale californiano, di WickiLeaks il sito che raccoglieva da tempo e con molto successo documenti di denuncia inviati in modo anonimo.

Si è sollevata una ondata di sdegno all'insegna della riprovazione di ogni censura.

Francamente, malgrado la mia avversione a ogni forma di censura, non mi sento di associarmi al coro. La denuncia anonima è eticamente scorretta e poco importa se qualcuno la fa a fin di bene.

La situazione qui è molto diversa dalla sacrosanta protezione delle fonti che può fare un giornalista perché in quel caso c'è qualcuno che raccoglie le notizie, le dovrebbe controllare e mette in gioco la propria fedina penale, qui no, chiunque può creare un documento e renderlo di pubblico dominio.

Nel passato di documenti farlocchi ne sono stati fatti tanti. Basta pensare all'esecrato, e falso, Protocollo dei savi di Sion usato dai nazisti per gettare discredito sulle comunità ebraiche e tentare di giustificarne la persecuzione o al telegramma che raccolto e ricomposto divenne una falsa comunicazione riservata dell'addetto militare tedesco Schwartzkoppen al maggiore Esterhazy e venne usata come principale prova di accusa verso un innocente che finisce deportato a vita nel penitenziario dell'isola del Diavolo alla Caienna!

La rete e la enorme disponibilità di informazioni che offre rende oggi tra l'altro possibile confezionare documenti falsi in modo molto più facile.

Intendiamoci non sto dicendo che tutti i documenti di Wikileaks siano falsi, sto solo dicendo che la delazione no, proprio non mi piace.

I principi vanno mantenuti a qualsiasi costo perché sono di vetro e piegandoli si spezzano un poco come succeda a Guantanamo dove vengono trattenute in stato di arresto persone alle quali vengono negati i più elementari diritti a una pubblica accusa e ad un giusto processo. E la cosa più bizzarre è che chi lo fa afferma di farlo per difendere la civiltà...

bob

PS il sito, che rispondeva all'indirizzo wikileaks.org, oggi è ancora raggiungibile all'indirizzo http://88.80.13.160, testimonianza questa della oggettiva difficoltà di bloccare in rete qualche cosa in tempi brevi.

3 commenti:

  1. Bella segnalazione, bel post.
    Grazie Bob.

    Marco

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  2. si la delazione anonima è una brutta bestia..
    però il successo di un sito del genere manifesta anche la mancanza di canali attraverso cui manifestare dissenso o fastidio che portino a qualcosa..
    non sempre si può denunciare alle autorità e non sempre si vuole assumere il rischio di esporsi..

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  3. Agli effetti la delazione anonima è fonte di troppi mali.
    Come dici tu un sito del genere dovrebbe avere qualcuno che ci mette la faccia e decide se cassare contenuti più o meno palesemente denigratori.

    Però secondo me porta in luce anche un problema moderno, che negli USA è davvero grave: l'insostenibilità delle proprio convinzioni di fronte a soggetti 'grossi' che coprono di denunce.

    Una grande multinazionale, ma anche un partito etc..., hanno le risorse necessarie per seppellire di denunce e a tutti gli effetti rovinare la vita alla maggior parte delle persone.
    Una denuncia aperta infatti in questi casi porta alla necessità di assumere uno stuolo di avvocati, alla gestione di una campagna denigratoria etc...
    Una grande compagnia può permetterselo, un privato (o una piccola compagnia!) invece non possono!

    Il web in questo senso ha aperto nuove vie: gli articoli vengono postati anonimamente sui newsgroup, dopodiché inizia il social-filtering che porta ad emergere quelle che sono le 'denunce' più significative, che a quel punto finiscono per essere esposte anche ad una validazione formale

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