Dare il giusto valore agli eventi...
In Iraq il numero di vittime civili di questa guerra si dice abbia raggiunto il milione, negli ultimi due mesi settemila. Il tasso di suicidi tra le truppe statunitensi è altissimo.
La blogosfera si indigna, giustamente, per la morte di un cane. Intendiamoci un atto sconsiderato, folle, crudele e da punire con durezza. Io amo gli animali e la sola idea mi fa rabbrividire, ma quel milione di poveretti mi fa rabbrividire molto di più.
Faccio francamente fatica a capire il senso di tanta indignazione per un povero cucciolo e la assenza di altrettanta indignazione per i bimbi che muoiono e patiscono ogni giorno in quello sfortunato paese.
La rete segue dinamiche che sempre più spesso faccio fatica a interpretare.
bob
Vedendo il lancio di quel cane, io ho immediatamente pensato allo sciocco gioco che, per gli stessi futili motivi, ha portato alla morte di persone innocenti sulla funivia del Cermis. Ora si chiede a gran voce la punizione per qui soldati che hanno ucciso il cucciolo, possibile che abbiamo già dimenticato la mancanza di una giustizia per le famiglie delle vittime del Cermis? Pesco da wikipedia: "..nel febbraio 2008 i due piloti hanno impugnato la sentenza e richiesto la revoca della radiazione con disonore, allo scopo di riavere i benefici finanziari spettanti ai militari..."
RispondiEliminaPer questo abbiamo già smesso di indignarci? (ed è solo la prima cosa che mi è venuta in mente)
Quello che colpisce è la crudeltà gratuita, la stessa delle sevizie ai prigionieri iracheni di qualche tempo fa. Sono mostri prodotti da una guerra assurda
RispondiEliminaE' vero che al mondo esistono cose più importanti, ma in quel gesto è racchiusa comunque una crudeltà enorme.
RispondiEliminaPenso che lanciare un cucciolo di cane oppure un cucciolo di uomo sia uguale. Stiamo parlando di una vita, non interessa di che natura.
RispondiEliminaPerò poi mi chiedo, se vedo questo, cosa realmente accade in quel di Baghdad? E in quel di qualunque luogo ove esistano corpi militari o paramilitari.
Il rispetto della vita è unico, ovunque, dappertutto e per qualunque cosa.