giovedì, aprile 10, 2008

Problem setting...

Una delle lezioni che hanno lasciato un segno nella mia mente fu quella, ahimè moltissimi anni fa, nella quale in California mi venne spiegata la differenza tra il "Problem solving" e il "Problem setting".

Da allora le situazioni nelle quali ho incontrato una soluzione interessante basata però su una labile definizione del problema sono state infinite.

In questi giorni sto cercando materiale in rete per un Focus sul fenomeno degli "ultraportatili a basso costo" che devo preparare per PC Magazine. Girando in rete ho trovato un sacco di sostenitori di oggetti come l'Asus EEE e un sacco di detrattori (cito per tutti la passionaria Elena) che spesso però dimenticano che ognuno di noi ha un modello di uso diverso e che la bontà o meno di una soluzione (problem solving) può essere valutata solo considerando i diversi modelli di uso (problem setting).

Affermare che il piccolino di casa Asus non serve perché non ci si può facilmente programmare o perché non si possono tenere aperti dieci siti contemporaneamente è un po' come se un camionista scrivesse a Quattroruote affermando che la Smart non ha senso: "Dove metti il carico? Dove dormi quando scende la notte? Dove metti il frigorifero? Dove metti le tolle di olio di riserva?"

Uno strumento può essere giudicato solo a fronte della definizione del modello di uso e dei vincoli!

bob

6 commenti:

  1. sottoscrivo...allargando il concetto non solo all'eee. Spesso dimentichiamo che quello che va bene per noi non va bene per altri e soprattutto che il nostro punto di vista non coincide coi confini del mondo (cit.)

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  2. Una puntualizzazione precisa e assolutamente fondamentale. :)

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  3. che poi è il concetto di mercato target.. non tutti i prodotti devono essere adatti a tutti...

    tutto sta a vedere per quale target è stato pensato il prodotto e se il prodotto effettivamente matcha le esigenze del pubblico a cui è destinato..

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  4. Già, però l'EeePC sta diventando un oggetto cult, è assolutamente un fenomeno, per cui va comunque analizzato.
    Tra l'altro in Italia è stato venduto, in anteprima ed ine sclusiva da una nota catena di negozi di elettronica di consumo, con una pesante campagna pubblicitaria multicanale (non ultimo il MHP tramite digitale terrestre), e questo vuol dire che come prodotto di consumo di massa vuole imporsi, e quindi, forse, come tale va affrontato il problema.
    Credo che un aggeggio come l'eeePC abbia assolutamente il suo spazio vitale, anche se forse è troppo enfatizzato, dalle riviste e dai media.
    Perchè, diciamocelo, a parte Linux, cosa contraddistingue l'eeePC dall'ormai vecchio flybook?
    Io credo che l'eeePC sia la naturale evoluzione del palmare.
    Farò una proporzioen che forse a Roberto Dadda non piacerà, ma che forse rende forte l'idea: il palmare sta all'informatica ed il web, come l'eeePC sta al Web 2.0 ed al social networking.
    Cioè, il palmare, strumento nato per l'informatica nel palmo della mano, strumento per giornalisti e redattori, oggi con l'evoluzione della connessione globale, dei nuovi mezzi distributivi, quali filmati, blog e podcast non era più sufficiente, e l'eeePC è la risposta a questo.
    Ma allora perchè non c'è centro commerciale che non ne abbia in vetrina? Perchè non c'è rivista tecnologica che non abbia un articolo? a me ricorda molto l'entrata in campo dei palmari, tutti ne parlavano, ma alla fine pochi ne hanno usufruito.
    Alle catene di elettronica di consumo, proporlo come un notebook a basso prezzo conviene, perchè con i suoi 400 euro costa quanto uno smart-phone, ma, forse, ha gli stessi limiti dello smartphone, però ha l'apparenza di un notebook.
    Io credo che dopo questa bolla iniziale, il suo mercato si contrarrà notevolmente, si scontrerà con prodotti già da tempo sul mercato (come il Flybook, o prodotti concorrenti di Dell, HP ed IBM), fino ad avere uno zoccolo duro di clienti proprio tra quelli abituati a rivolgersi ai palmari.

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  5. Non commento spesso ma ti leggo sempre. Anche questa volta mi trovi d'accordo...
    Complimenti per le riflessioni. :-)
    Ciao,
    Emanuele

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  6. attenzione al refuso:
    la bontà o meno di una soluzione (problem solving) può essere valutata solo considerando i diversi modelli di uso (problem solving)
    [che il post e' stupendo]

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