Social network, ma i soldi quando arrivano?
Il signore al centro nella foto è Willem Johan Kolff un medico olandese che ho avuto il piacere e l'onore di frequentare molti anni fa in Utah quando mi occupavo di macchine per il supporto alla vita. Kolff è il signore che nel 1943, in piena guerra mondiale, iniziò in Olanda a sottoporre alla dialisi extracorporea i pazienti affetti da insufficienza renale. Fino al 1945 i risultati furono scadenti, ma Pim continuò e alla fine vinse: oggi milioni di persone nel mondo gli devono decine di anni di vita.
L'emodialisi è stata anche un affare colossale: ogni dializzato tre volte la settimana utilizza filtri, tubazioni e soluzioni costose e non riutilizzabili.
La storia della medicina e della bioingegneria per decine e decine di anni ha cercato di replicare quel successo, senza di fatto riuscirci: quando un paradigma funziona bene non è assolutamente detto che proprio quel paradigma si possa ripetere.
Un simile errore si sta ripetendo in rete: nel passato qualcuno è riuscito a fare molti soldi semplicemente provocando un grande numero di iscrizioni e un traffico rilevante su di un sito. In realtà il numero di quelli che hanno fatto veramente i soldi così si conta sulle dita di una mano, e alcuni hanno avuto successo solo perché hanno venduto a qualcun altro che era ricco e che ha investito spesso però senza guadagnare da iniziative del genere.
Io qualche dubbio sulla equazione traffico = utili lo ho sempre avuto e lo ho spesso espresso, è di questi giorni un articolo di Financial Times che rivela come l'aspetto "social" del fenomeno WEB 2.0 non stia di fatto facendo guadagnare nessuno.
La cosa era abbastanza prevedibile. Fenomeni come Twitter hanno, per quanto attiene al modello di business, il seme della assurdità nell'idea stessa: io metto in piedi un servizio che a molti, moltissimi, piace, ma che nessuno vuole pagare. Lo porto avanti, cresce il volume in modo impressionante e non solo la gente continua a non voler pagare, ma si lamenta pure se i miei server vengono messi alle corde dall'imponente traffico.
Mi viene il dubbio che anche se aprissi una pizzeria gratuita dalle parti di casa mia il traffico diventerebbe imponente in breve tempo. La differenza è che se un guru andasse a una riunione di manager a dire che bisogna aprire una catena di pizzerie gratuite per avere un grande successo verrebbe banalmente e semplicemente fischiato mentre i guru della rete WEB 2.0 da anni dicono che bisogna aprire servizi gratuiti per fare traffico e guadagnare e sono applauditi, mentre chi, come spesso faccio io, chiede banalmente e semplicemente da dove arrivano questi soldi viene preso per cretino.
A costo di ripetermi chiedo a tutti i guru della rete: fino ad ora i soldi del social network non sono arrivati, arriveranno? Quando? Da chi?
bob
Perfettamente d'accordo. Personalmente ho vissuto e vivo un'esperienza simile con un social network (Neurona) che fino a quando gratuito ha attirato numerosissimi utenti e ha dato vita a Comunità interessanti. Neurona i soldi li ha fatti portando un milione di utenti in dote a un altro operatore (Xing) il quale ora spera di rientrare mettendo a pagamento servizi prima gratuiti. Dai primi riscontri e dalle prime reazioni penso che Xing resterà con le pive nel sacco. Ha rotto l'equilibrio di una formula GRATUITA che funzionava.
RispondiEliminaCapisco il tuo perplume.
RispondiEliminaPerò ci sarebbe AOL che ha comprato Bebo (un social UK) per 850 milioni di USD, e HI5 di S.Francisco che ha tirato su 20 milioni di USD nell'ultimo finanziamento... poi 51.com, un social cinese, ne ha rastrellato 50 la settimana scorsa...
Immagino che i rispettivi finanziatori non siano degli sprovveduti, altrimenti presentiamogli subito anche noi un social business plan qualsiasi! Ma subito eh!
Ciao,
Espressione Regolare
Salve, anche io ho una esperienza di creazione i portali web, ho creato una comunità abbastanza folta.
RispondiEliminaAll'inizio la fonte di sussistenza (e non guadagno), era la pubblicità, ma poi crescendo sono satti necessari server più capaci, il costo è aumentato e la pubblicità non riusciva a mantenere il traffico.
Pensammo ad una idea di servizi a pagamento per le imprese, ma non fu recepita dalle imprese. Allora pensammo ad una sottoscrizione per gli utenti, per una serie di servizi "premium".
facemmo un sondaggio e come prevedibile quelli effettivamente disposti a pagare (e si trattava di una cifra simbolica 25 euro all'anno, utile per noi per rientrare con le spese ma non per viverci), si contavano sulle dita della mano.
Morale della favola, abbiamo trovato uno sponsor, una azienda che ci fornisce il webserver, abbiamo trasferito tutto là, ed è rimasto tutto gratuito, ma gli utenti si lamentano che ogni tanto tutto si blocchi, che qualcosa non funziona, etc.
C'è chi ha guadagnato sul social network, sui portali, sulle community, ma sono guadagni d'immagine, e mi spiego meglio.
Espressione regolare giustamente dice ci sono Capital Fund che investono in questi social network, perchè lo fanno?
Semplice, per gaudagnarci, molto e subito.
Vi faccio una storiella che riguarda altro, il mio settore, che ho vissuto personalmente proprio perchè sono il direttore editoriale del portale CADLandia.com.
Qualche anno fa nacque una società che sviluppava un CAD architettonico, ossia un software per la progettazione architettonica, abbastanza rivoluzionario perchè introduceva concetti meccanici nel mondo dell'architettura, come la parametrizzazione, o un modello di dati del progetto architettonico, unico e centrale su cui interrogare le viste.
Il programma si chiamava Revit, la società si chiamava Revit Technology Inc.
Il gruppo dirigente era fuoriuscito da PTC, aveva inglobato anche altre persone, alcune con passato in Autodesk.
Trovarono un fondo che finanziò la cosa e nacque il software, fatto bene per la verità, ma vi porto al dunque.
Fin dall'inizio focalizzarono lo scontro con Autodesk, e con un suo prodotto Architectural Desktop, un applicativo verticale di AutoCAD.
Iniziarono nel 2000, ad una conferenza dell'AIA, l'associazione degli architetti americani, decisero uno scontro, su due progetti, uno scelto da revit, uno da Autodesk, e misero i loro "evangelizzatori" a lavorare per vedere chi finiva prima il lavoro, vinse Revit.
Dopo pochi mesi, con una manovra al limite della legalità perchè rimangono forti dubbi sul modo con cui hanno ottenuti i dati, Revit invia a tutti gli utenti normaericani di Architectural Desktop un pacchetto con la scatola del loro prodotto in prova per 30 giorni, ed una mensola in legno, con un adesivo "il posto migliore su cui installare il vostro ADT" (ADT è il nomignolo con cui si abbrevia Architectural Desktop).
1 aprile 2001, a sopresa Autodesk annuncia l'acquisizione di Revit Technology Inc. per 133 milioni di dollari, molto (ma molto) più di quanto investito dai fondi sul progetto, durato solo 2 anni.
A distanza di 6 anni, i dirigenti di Revit ora sono in posizione cardine di Autodesk, gli investitori di Revit ci hanno guadaganto subito, Revit è il prodotto di punta di Autodesk per il mercato AEC.
Cosa volevo dire con questa storiella? Semplice, gli investitori cercano bolle speculative, e cercano di capitalizzare subito, i fondi non cercano prodotti che abbiano una loro crescita industriale non vogliono diventare industriali, loro speculano sulla finanza, per cui comprano quando sono appetibili e "poveri", finanziano, imbellettano, e sfruttano i loro collegamenti per diventare appetibili a società più grandi (Yahoo, Microsoft, etc,), ed appena queste mostrano al volontà, con moneta sonante, mollano tutto.
Anche io ho dei dubbi sulla formula traffica=guadagno..
RispondiEliminasicuramente traffico significa visibilità e quindi attrattività per veicolare pubblicità..
credo che i network che rendano siano quelli che però riescono in qualche modo a vendere dei contenuti magari non a tutti ma almeno a qualcuno
>Mi viene il dubbio che anche se aprissi una pizzeria gratuita dalle parti di casa mia il traffico diventerebbe imponente in breve tempo.
RispondiEliminaeheh :)
La tua domanda è logica e molto rilevante.
RispondiEliminaMi sono però abituato che se le argomentazioni per la risposta sono evasive o illogiche, allora forse la risposta è un'altra.
Mi verrebbe in mente che social networking = (molta, moltissima,profondissima) profilazione esplicita...le consclusioni le lascio a voi. Personalmente avrei qualche curiosità nel conoscere i processi di trasparenza della gestione di quei databases.
Da un pò di tempo non passavo dal tuo blog ma ti seguo su PC magazine.
RispondiEliminaInteressante questa considerazione e sono certa che il gratuito può creare soldi solo con pubblicità ma certamente non perché si trasformano servizi ,prima gratuiti,in servizi a pagamento. Se non altro per quanto concerne i social network. Poi in effetti fare soldi sembra sempre facile quando sono gli altri a farli ma quando toca a noi la faccenda si complica :-)
IMHO il social mnetwork consumer ha le caratteristiche che indichi e non produce danaro (non ho detto valore!). Il danaro arriverà, io credo quando diverrà realtà il social network aziendale e/o interaziendale.
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