giovedì, febbraio 19, 2009

Esibizionisti e guardoni...


Una volta si parlava di esibizionisti che, nudi sotto l'impermeabile, provavano una bizzarra soddisfazione aprendolo davanti alle signore: ricordo Marylù, una mia simpatica amica, che reagì con un apprezzamento, non proprio lusinghiero, su quanto stava vedendo che fece fuggire l'esibizionista immediatamente.

Ogni tanto leggendo post su blog anche molto prestigiosi e righe di stato di facebook, per non parlare di Twitter, mi ricordo del racconto di Marylù e mi chiedo che senso abbia raccontare per filo e per segno: vado qui, vado là, mangio la pizza, bevo il tea, mi lavo i piedi, mia moglia va da parrucchiere, sono a Barcellona...

Non ricordo in quale film Sordi proninciava la battuta: "E un bel chi se ne frega non ce lo metti?", ma la troverei appropriata alla situazione.

Personalmente trovo questo uso  degli strumenti di comunicazione un poco bizzarro, ma evidentemente l'esibizionismo è innato in molti di noi ed è controbilanciato da una buona dosa di voyeurismo che spinge la gente a leggere questi inutilissimi messaggi.  Per me la cosa resta un mistero con inutile spreco di banda e di tempo, ma probabilmente qualche cosa mi sfugge.

Intendiamoci esiste anche un uso positivo di questo tipo di messaggi che hanno, a mio modesto modo di vedere, un senso solo quando possono fare nascere un dialogo o quando per esempio possono servire per incontrare qualcuno.

bob

6 commenti:

  1. Potrei condividere il discorso sul voyeurismo (che non è nato con la rete ma è da sempre esistito), però penso che certi mezzi *di comunicazione* non necessariamente debbano SEMPRE essere fonti di discussione/riflessione ma anche di *informazione*.
    Prendo il mio caso specifico (così non vado lontano e riesco ad essere concreto): nel mio blog alterno a post tecnici, post riflessivi e... post molto personali. Se mi gira dico anche che son stanco o che sono andato al mare.
    Ti chiederai "e perché?". Perché non sempre ho il tempo di sentire tutti, e ho scoperto che molti amici (e parenti) apprezzano poter seguire la mia vita senza necessariamente dover stare al telefono.
    Ho 3 fratelli che per studio e lavoro stanno a 1000km da casa. Leggere ogni tanto le mie avventure o i miei impegni diventa un modo di tenerli informati, di farli sentire più vicini nonostante la distanza.
    Ecco che come al solito non si può fare di tutta l'erba un fascio.
    Solitamente non commento perché mi trovo sempre, in linea di massima, d'accordo con quanto scrivi. Stasera è andata diversamente, spero che vorrai comprendere le mie motivazioni come io cerco di comprendere il "ma chi se ne frega" di tanta gente che - son consapevole - passa dal mio blog e non capisce che stia succedendo!
    Ciao,
    Emanuele

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  2. Niente a che vedere con un post di oggi su blog "molto prestigioso", immagino... :))

    frap1964

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  3. I micropost non sono niet'altro che "piccoli post".

    Non è diverso da un post vero e proprio sulle pagine di un blog. E' solo più semplice, corto ed immediato.

    Ma il senso è lo stesso: comunicare.

    Che la rete sia un covo di esibizionisti?

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  4. Si può considerare questa tendenza esibizionismo, voyeurismo oppure particolare voglia di condividere con le altre persone.
    Ritengo che le generazioni cresciute a pane & Internet abbiano concezioni differenti dei concetti di privacy e condivisione, ragion per cui non vedono e provano niente di strano a far sapere ciò che fanno, con la massima naturalezza, spontaneità e assolutamente in "buona fede". Sei (e chiunque é) autorizzato a non leggere, a non seguirli, a non farlo ;-)

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  5. Ma no, è che si mischiano i piani. Se mi leggi perché pubblico notizie sul mercato dei titoli vuoi sapere cosa comprare e non altro. Se mi leggi perché sei mio amico ti farà piacere o ti divertirà sapere che "Alice ha fatto il ruttino".
    Bisogna solo avere le idee chiare su cosa si pubblia e cosa si segue.
    Di più l'ho detto qui http://www.proxybar.net/2009/01/18/dove-il-bello-di-twitter/

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