L'illusione del radioamatore...
Erano da poco passate le 9 di sera del 6 maggio 1976, allora ero un appassionatissimo radioamatore e ricordo che stavo finendo di installare una antenna quando anche a Milano abbiamo percepito chiaramente una scossa di terremoto, l'esperienza dal tetto di una casa di nove piani fu di quelle che non si dimenticano.
Il tempo di accendere la mia mitica linea Geloso HF e mi misi ad ascoltare sulle varie frequenze per sentire se qualcuno sapeva quello che era successo, dopo pochi minuti trovai sui dieci metri un radiamatore di Trasaghis continuava a ripetere che c'era stato un terremoto fortissimo e che c'era bisogno di soccorso. Il ricordo di quel QSO, come in gergo si chiama il collegamento diretto, è ancora vivido: cercavo di sapere chi fosse e dove fosse ripetendo in continuazione "quebeck sierra zulu e quebeck tango hotel", ma dall'altra parte continuavo a sentire solo "c'è stato un forte terremoto, parlo con una batteria, non so quanto durerà, abbiamo immediato bisogno di soccorsi". Dopo un po' mi ha detto finalmente dove si trovava, ho accusato la ricevuta del messaggio ed ho chiamato la sala operativa della protezione civile del comune di Milano, quella nazionale ancora non esisteva. Non sapevano ancora nulla...
La mattina dopo ero a Gemona dove passai una quindicina di giorni che mai dimenticherò, ma questa è un'altra storia.
Quando tornai da Gemona ricordo che in radio non si parlava che del fatto che i radioamatori erano stati fondamentali nel dare le notizie e coordinare le primissime fasi dei soccorsi e qualcuno disse anche allora che il giornalismo di cronaca era morto perché sarebbe stato soppiantato da chi sul posto degli eventi avesse a disposizione una radio.
Non era vero allora, non è vero oggi per quanto riguarda le informazioni generate dal basso da chi si trova, per puro caso, testimone di un evento di cronaca.
Lo pensavo ieri sera seguendo il vortice dei messaggi che sui social network parlavano di quanto era accaduto a Milano, confesso che la cosa mi interessava anche perché continuavo a veder passare davanti a casa mia mezzi dei pompieri, polizia e vigili diretti verso viale Monza che inizia a mezzo chilometro.
Qualcuno sapendo dove abito mi spronava ad andare a vedere, iPhone e reflex in mano, cosa fosse successo per comunicarlo in rete.
Non sono andato per un paio di motivi. Innanzitutto ho vissuto abbastanza operazioni di soccorso per sapere che la cosa che aiuta meno sono i curiosi che si accalcano sul posto. In secondo luogo mi sono chiesto quale mai potesse essere il valore aggiunto del dare una testimonianza e magari una foto una manciata di minuti prima delle agenzie di stampa.
Di fatto non credo che il valore delle social metwork stia in questo tipo di immediatezza, certo se qualcuno è testimone di qualche cosa lo segnala è interessante, ma non è un valore e non toglie nulla al bisogno si cronisti di professione.
Io credo che il valore di tutte le reti sociali e dei siti, come i blog, dove vengono generati contenuti dal basso sia duplice:
1) dare informazioni quando per qualche motivo le fonti e i canali ufficiali vengono zittiti, come per esempio in Iran dopo le elezioni.
2) fornire degli eventi interpretazione, commento e contraddittorio.
Il resto è solo un gioco, magari divertente, ma del tutto inutile!
bob
Mi hai fatto venire in mente la notte del 23/11/80, a Napoli e dintorni, dove avevo iniziato da poco a studiare...
RispondiEliminaPerò ricordo che allora si parlò molto dell'apporto dei radioamatori, soprattutto per segnalare la situazione stradale ...
Y
Quoto in toto. La sida è nella qualità dell'interpretazione. Il miglior fotografo non chi scatta prima la foto, ma colui che ne da il taglio visuale migliore, diverso, forse più ardito.
RispondiEliminasaluti
Roberto, sarà un caso ma proprio ieri ho pubblicato un video in cui Giorgio Minguzzi parla proprio di Radiantismo in una presentazione chiamata: "Vintage Social Network". :)
RispondiEliminalo trovi su: http://www.youtube.com/igniteitalia
Spero possa piacerti. Ciao
Personalmente mi ricordo che in quegli anni (terremoto in friuli) bazzicavo una stazione di un noto radioamatore locale (sono Carloalberto Sartor, da Vicenza).
RispondiEliminaDa quella stazione centinaia di contatti permisero da una parte di comprendere immediatamente cos'era successo, dall'altra si ebbe modo di dare una mano a raccogliere richieste, necessita', urgenze di vario tipo e di indirizzarle presso chi (autorita', protezione civile, alpini, etc).
Fu un'esperienza intensa e bella, perche' mi permise di coniugare una passione (elettronica, radio, onde corte, etc) con una utilita' collettiva (aspetto che fino ad allora non era nel "core business" dei miei pensieri.
Per coloro che (radioamatori o "internettiani" che siano, lo spirito non ha confini tecnologici) hanno a cuore anche questi momenti in cui si mette a disposizione qualcosa di proprio per un bene collettivo, va ovviamente un grandissimo "grazie" e un grande rispetto.
Non e' ovviamente detto (e non lo era neanche a quei tempi con il radiantismo) che tutti coloro che hanno questa passione tecnologico-comunicativa, condividano questo spirito....