giovedì, febbraio 18, 2010

L'elefante e il topolino...


I blogger discutono da tempo dell'evento della censura da parte di Wordpress del sito di Sybelle su segnalazione di una azienda che si è sentita danneggiata da un commento a un post dove si parlava di una campagna pubblicitaria invero non troppo ben realizzata, per usare un eufemismo.

Non entro nel merito della vicende che potete trovare in rete facilmente, il post incriminato e cancellato è in cache qui.  Effettivamente il commento è fastidioso sopratutto se si considera che un impiegato ha il dovere della riservatezza al riguardo di quanto viene a sapere della azienda con la quale collabora.

Sui blog sono spuntati come funghi ieratici esperti che con l'urlo "Azienda attenta!" preconizzano gravissimi danni a chi non sia disposto ad accettare situazioni del genere senza cercare di zittire chi attacca l'azienda.  La cosa è successa in passato in situazioni analoghe.

Io mi domando e vi domando: qualcuno conosce una azienda che per un comportamento simile sia stata effettivamente danneggiata nel suo business?

Io no!

Se penso per esempio alla vicenda WallMart, sito fake, non trovo nei bilanci della società alcun segno del danno.  Non ricordo quale catena italiana sia rimasta qualche tempo fa coinvolta in una triste storia di un bimbo disabile respinto dall'area giochi, grande polverone nei blog e nei media, ma secondo voi quanti clienti ha veramente perso?

Temo che i blogger e i loro guru troppo spesso dimentichino che, comparati con la massa delle persone che usano la rete, non sono che una minoranza che, gradevolmente e utilmente intendiamoci, parla in un ristretto e chiuso circolo: su cento amici che navigano sistematicamente credo che nell'ipotesi più ottimistica ce ne sia uno solo che frequenti costantemente un blog.

L'impressione è quella dell'elefante e il topolino: il roditore lo potrà anche spaventare, ma certo non danneggiare seriamente il pachiderma!

In questa vicenda dobbiamo anche tenere conto del fatto che il servizio di hosting di Wordpress è gratuito e di conseguenza può decidere a suo insindacabile giudizio, Wolly lo ha ben illustrato qui, cosa permettere sia pubblicato, cosa debba essere cancellato.  Certo ne potrebbe avere un cattivo ritorno in termini di immagine, ma questa è un'altra storia.

Ho l'impressione che il massimo del danno qui lo abbia subito Wordpress visto che il polverone si è alzato nel luogo dove il suo target ha la massima concentrazione.

bob

7 commenti:

  1. "su cento amici che navigano sistematicamente credo che nell'ipotesi più ottimistica ce ne sia uno solo che frequenti costantemente un blog."
    Non sono d'accordo. Dipende - decisamente - dalla fascia d'età presa in esame.
    Ciao,
    Emanuele

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  2. Io penso proprio che il problema fosse il comportamento di wordpress.com: lecito, ma censurabile per il fatto di non aver avvisato il "tenutario" del blog... Nulla piu'. Un buon motivo in piu' per gestirsi il proprio wordpress in casa, potendo e volendolo :-)

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  3. @emanuele Può essere, ma da qualche anno quando comincio il semestre (insegno in un master l'età è nell'intorno dei 25 anni, grandi navigatori visto che insegno web design) chiedo sempre chi abbia facebook, e qui tutti tranne uno o due, e chi legga costantemente i blog e qui al massimo si alza una mano.
    Del resto anche quando Montemarco al lancio della sua iniziativa "I love internet" chiese ad una platea di alcune classi delle superiori chi seguiva i blog si alzarono meno di cinque mani.

    @francesco Hai ragione, è esattamente quello che penso!

    bob

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  4. Toh: che deja vu'!
    Anche io, una volta, ho fatto il "topolino"...

    Quanto tempo sara' passato? Probabilmente un paio d'anni, visto che non facevo ancora il pendolare.
    All'inizio e' stata una vicenda piuttosto noiosa: un decoder rimandato al produttore (o meglio: al suo centro di assistenza, in outsourcing) poco dopo l'acquisto e scomparso nel nulla per oltre 6 mesi.

    A dire il vero non m'interessava un gran che di quel decoder, pero' un giorno mi venne voglia di descrivere quanto mi era successo, utilizzando un forum di settore che frequentavo abbastanza spesso.
    Come post non era nulla di spettacolare (a quanto ricordo l'avevo persino accodato ad un thread gia' esistente, un post fra tanti quindi), senza invettive ma scritto con la solita pignolerie che mi contraddistingue, quindi con tanto di date ed indirizzo dove avevo spedito il prodotto in garanzia.

    Cosa sia successo dopo potete facilmente intuirlo, visto il contesto in cui sto scrivendo.
    Sembrava quasi che i dati per inviare un prodotto in assistenza fossero un segreto industriale e che scrivere la cronaca puntigliosa di un disservizio costituisse un atto sovversivo contro il mondo del lavoro low-cost, fatto di esternalizzazione e precariato.

    Per essere precisi, 2 o 3 sere dopo aver inviato quel post trovai 2 pacchi al mio rientro a casa: il primo conteneva il mio decoder, l'altro era la telefonata di un responsabile del centro di assistenza, nero come una bestia perche' gli avevo fatto fare la figura dei lavativi nei confronti di un loro cliente (cioe' del produttore di decoder che gli aveva affidato il servizio di assistenza per l'Italia).
    Dopo una quarantina di minuti passati a sfogarsi, ho cominciato a rispondergli con monosillabi e mugugni d'assenso, cosi' dopo poco si e' stufato anche lui e mi ha lasciato andare a cena, paventadomi un'improbabile azione legale.
    In tutta risposta, dopo cena ho scritto sul forum pure la cronaca di quella telefonata. :P

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  5. Interessante, ma il problema diventa sapere se il produttore dei decoder abbia avuto da questa storia un vero danno economico.

    bob

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Mah... c'e' da dire che il forum in questione ha una discreta visibilita', sia fra gli operatori del settore che fra i lighthouse.
    Paradossalmente pero', proprio il fatto che un forum sia cosi' frequentato, rende estremamente bassa l'incidenza di un thread (ed ancor piu' di un singolo post, come il mio, il quale non ha avuto nemmeno particolari reply).

    L'utente tipico, infatti, quando entra nella sezione di un forum difficilmente va oltre alla prima schermata di thread, con una pigrizia simile a quella con cui vengono usati i motori di ricerca.
    In questo modo, nei forum piu' frequentati un thread puo' finire nell'oblio anche nel giro di un paio di giorni.

    Secondo me, in un contesto dinamico come un forum, le aziende non devono curarsi tanto del singolo post/thread, bensi' dell'andamento generale.
    Chi infatti frequenta abitualmente un forum, sara' abituato a leggere n opinioni su un'azienda o su un suo prodotto: in questo modo, l'idea complessiva che si fara' non sara' determinata dal singolo commento ma dall'insieme degli stessi.
    Questa e' certamente una cosa positiva, sia perche' offre al consumatore una visione piu' ampia, sia perche' e' molto difficile oscurare un contesto di questo tipo.


    Tornando in topic, quanto accaduto a Sybelle penso sia dovuto al fatto che un blog dia l'impressione di avere una maggiore visibilita' rispetto ad un forum.
    Ho passato anni a fare il moderatore e di attacchi diretti ad aziende ne ho visti parecchi, anche piuttosto acidi: dal mio punto di vista, quello apparso sul blog Sybelle non era certo il peggiore (come se nessuno sapesse che gli abiti di marca li fanno in Burundi, con margini altissimi...), inoltre non penso che il presunto commesso avesse firmato un accordo di riservatezza al momento del licenziamento.

    Al contrario, la quasi totalita' degli attacchi che mi sono passati fra le mani sono rimasti li' dov'erano (io mi sono sempre rifiutato di censurarli), senza particolari risposte da altri utenti, ne' strascichi per il forum o per chi aveva postato le accuse.
    In qualche caso l'azienda coinvolta ha provato ad instaurare un dialogo alla pari (quasi sempre con buoni risultati), mentre solo in 1 altro caso l'utente e' stato contattato offline dalla "parte lesa" (mi riferisco ovviamente al mio, anche perche' e' raro lasciare cosi' tante informazioni da rendersi rintracciabili :P ).


    Parlando di coseguenze negative per l'azienda coinvolta, il solo fatto di aver censurato il messaggio sul blog di Sybelle ne' ha aumentato la visibilita' ed un utente/consumatore che lo raggiunge per questo motivo e' facile intuire chi bollera' come "cattivo"...
    Le aziende quando capiranno che la censura al tempo di Internet e' controproducente, visto che nulla puo' essere realmente censurato?

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