Visualizzazione post con etichetta luna. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta luna. Mostra tutti i post

domenica, settembre 13, 2009

Caro masssimo...


Massimo Mantellini, in un suo recente post a proposito delle discussioni nate dalla pubblicazione dell'articolo sulla assunzione sperimentale di Ritalin apparso su Wired Italia, mi mette nella schiera di quelli che hanno del giornalismo una visione "classica", "moralista" e "catechizzante" mentre mette Luna, direttore di Wired dalla parte di chi fa un giornalismo moderno che adotta il motto "giù le mani dal lettore".

In realtà a me non è proprio chiaro chiaro da che parte stia Mantellini: che afferma che "Wired di una trovata del genere poteva tranquillamente fare a meno." e poche righe dopo "Se cosi’ stanno le cose bene ha fatto il mensile diretto da Riccardo Luna a suggerire a Gianluca Morozzi di cimentarsi nella cronaca del proprio dubbio infurbimento farmacologico:".

Io sono sostanzialmente d'accordo con Massimo: il giornalista dovrebbe esporre dei fatti e dare un suo parere o riferire se vuole quello di altri lasciando poi che sia il lettore a farsi una sua opinione.

Il problema è che la informazione che si deve dare deve essere COMPLETA. Luna quando dice che le indicazioni tipo "don't try this at hone" ci sono fa una affermazione che a me pare misteriosa, mi viene da chiedere se stiamo parlando dello stesso articolo.

La copertina, vista nei manifesti delle edicole da milioni di persone che non hanno comperato poi la rivista, è una pura apologia del farmaco e dei suoi effetti mirabolanti. L'articolo mette nel lato positivo della bilancia il diventare improvvisamente un ottimo oratore e lo scrivere un libro in quaranta ore, sul lato negativo la secchezza delle fauci, il naso che cola e termina con la preghiera di non dirlo al suo editore per evitare che lo chiuda in una stanza a scrivere.

Dove sono gli accenni alla pericolosità del farmaco?

Questo lo ha capito probabilmente anche Luna che nella sua risposta fornisce come unica giustificazione "il combinato disposto Morozzi-Talbot non facesse emergere la pericolosità di certe scelte". A parte il linguaggio stranamente legale pensare che per forza un lettore debba leggere tutti gli articoli del giornale mi sembra un tantino naif! In ogni caso è vero qualche vago accenno ai pericoli nel pezzo della Talbot è riportato, il messaggio positivo è però largamente preponderante e non c'è il MINIMO accenno agli effetti collaterali!

Una informazione serie avrebbe affrontato l'argomento innanzitutto evitando l'esperimento che non porta nulla se non qual sensazionalismo che nelle speranze di Luna ha portato qualcuno a comperare il giornale vedendo la copertina. Si sarebbero potute elencare informazioni sugli indubbi effetti positivi di questi farmaci, si sarebbero potute portare testimonianze di assuntori, ma sarebbe stato DOVEROSO riportare con eguale evidenza tutti i possibili effetti collaterali che farmaci del genere, in misura più o meno marcata, presentano.

Dopo avere dato questa informazione completa, e solo dopo averla data completa, il lettore ha modo di decidere cosa scegliere.

Il tuo esempio della TV Jackass non regge per il semplice motivo che mentre tutti sanno cosa sia una frattura molti non hanno la minima idea di cosa sia il Ritalin, della sua pericolosità cardiovascolare e dei problemi che potrebbe portare e diconseguenza possono prendere strade sbagliate come quella di correre a comperarlo in rete e provarlo non perché sono cretini, ma perché hanno ricevuto un messaggio distorto.

Questo si combatte, a mio modo di vedere, non con la morale o con la catechizzazione, ma solo con la buona e completa informazione: fai quello che vuoi, ma solo dopo avere saputo esattamente a cosa stai andando incontro.

Vedi Massimo sarebbe come se a qualcuno venisse in mente di fare un articolo sugli effetti benefici del Cortisone. Come tu ben sai Kendal (il signore con i capelli bianchi nella foto) lo ha scoperto indagando sulle motivazioni per le quali i piloti tedeschi e i Kamikaze giapponesi nell'ultima guerra assumessero estratti surrenali bovini per combattere meglio. Ne venne fuori l'ormone che il nostro organismo secerne sotto stress. Il farmaco sembrava fantastico, faceva bene a tutti e a mille patologie, i pazienti si sentivano subito meglio e si cominciò a somminsitrarlo come piovesse salvo poi incappare nei numerosissimi e spesso gravissimi effetti collaterali e limitare l'uso solo a quando il rapporto beneficio danno ha senso.

Ebbene secondo te sarebbe serio somministrare un bel Flebocortid tutte le mattine a un signore (che tra l'altro correrebbe, se si limitasse la cosa a una settimana, molti meno rischi di quanti ne abbia corsi Morozzi), per fargli raccontare come sta bene e dimenticarsi di segnalare che ci sono anche effetti collaterali?

Io penso non si debba ne catechizzare, ne fare la morale a nessuno, penso però che quando si parla di cose così potenzialmente pericolose l'informazione debba essere completa ed esplicita, poi sono d'accordo, ognuno sceglie cosa fare.

bob

PS Ti confesso, Massimo, che sentire dire da te, medico, "Se cosi’ stanno le cose bene ha fatto il mensile diretto da Riccardo Luna a suggerire a Gianluca Morozzi di cimentarsi nella cronaca del proprio dubbio infurbimento farmacologico:" mi lascia un poco sconcertato. Tu davvero pensi che abbia un senso comperare al mercato nero un farmaco tanto pericoloso e fornirlo a qualcuno? L'articolo dice "cavia per Wired", "ho accettato di sottopormi all'esperimento". Io non me ne intendo di cose legali, ma temo che per la cessione, anche gratuita, di un farmaco del genere a qualcuno perché lo provi, per di più pagandolo, il codice penale usi una gran brutta parola, ma lascio queste considerazioni a chi ne sa più di me...

martedì, settembre 08, 2009

Lettera aperta a Riccardo Luna, direttore responsabile di Wired Italia


Dopo avere cercato di segnalare il problema su Facebook, FriendFeed e Twitter e visto che Luna, malgrado abbia aggiunto commenti vicinissimi ai miei, non si è degnato nemmeno di accennare una risposta provo a spiegare qui le mie perplessità al riguardo dell'articolo pubblicato a pagina 54 del numero sette di Wired in edicola in questi giorni.

Lo strillo di copertina dìce "Io, genio in sette giorni" e segnala che uno scrittore ha provato un farmaco, il Ritalin: conclude trionfalmente "Risultato? Stupefacente".

L'articolo racconta di un esperimento: il farmaco è stato somministrato a uno scrittore, tale Morozzi, che sotto l'effetto della molecola ha fatto cose mirabolanti tra le quali scrivere un romanzo in sette giorni.

Non il minimo accenno al fatto che si tratta di un farmaco pericoloso prescrivibile solo per un numero ristretto di gravi sindromi psichitriache.

Il metilfenidato, principio attivo del Ritalin, è un parente stretto delle anfetamine, fino al 2003 nel nostro paese era nell'elenco degli stupefacenti, poi venne ritirato dal commercio e successivamente è tornato in farmacia con indicazioni precise e molto ristrette. L'elenco delle controindicazioni è lungo e la letteratura scientifica è concorde sul fatto che tenda a dare fenomeni di dipendenza.

Chi legge l'articolo potrebbe essere portato a pensare che sia la soluzione ottimale per affrontare un esame o un momento di lavoro particolarmente intenso e la cosa a me non pare positiva. Se lanciamo messaggi del genere non lamentiamoci se poi i più fragili tra i nostri ragazzi cercano aiuto in prodotti del genere per superare per esempio gli esami di maturità!

Io mi chiedo, e chiedo a Luna sperando di avere una risposta: dove hanno trovato un medico disposto a prescrivere un farmaco del genere a un paziente sano per un "esperimento" editoriale?

Spero di avere una risposta...

bob

Qualche esperimento...