lunedì, agosto 30, 2010

Stanno reinventando il Politecnico?


Questa notte ascoltavo Radio24 e un servizio mi ha lasciato stranito.

Una professoressa di "Probabilità e statistica" della Università Statale di Milano annunciava un seminario che si dovrebbe tenere il 10 settembre in via Saldini presso il dipartimento a città studi (cito a memoria perché non ho trovato nulla in rete) per sensibilizzare le aziende alle possibili applicazioni che la matematica potrebbe offrire per aiutarle nella loro attività.

Tra i numerosi esempi ricordo l'annuncio della possibilità di scrivere un modello del calcestruzzo armato (professoressa mi scusi, ma il "cemento" armato non esiste...) per valutarne la resistenza e un modello dei processi di fermentazione che portano al metanolo.

Il giornalista sembrava sorpreso dalla novità dell'approccio...

Consiglierei due passi verso piazza Leonardo da Vinci, arrivando da via Colombo sulla destra c'è una grande costruzione: è il Politecnico di Milano nato durante la prima guerra mondiale per fare esattamente le cose che sono state descritte come promettenti novità argomento del seminario.

Modelli matematici si fanno da sempre e dai primi anni cinquanta, quando venne installato il primo calcolatore elettronico d'Europa, sono diventati una specialità della istituzione: credo che di modelli delle travi di calcestruzzo armato e di una enorme quantità di reazioni chimiche ce ne siano molti.

Cosa non ho capito?

bob

PS Ho cercato in rete, ma non trovo nessun riferimento, se qualcuno sa qualche cosa me lo manda per favore?

sabato, agosto 28, 2010

Wikipedia, il rischio della omologazione...


Wikipedia è una iniziativa interessantissima e un oggetto di grande utilità.  Qualcuno ogni tanto mette in dubbio la sua attendibilità, personalmente credo che il fatto di essere il risultato di una sorta di intelligenza collettiva rende questa enciclopedia affidabile almeno quanto le normali enciclopedie cartacee con il vantaggio che on line gli errori possono essere subito corretti mentre sulla carta la cosa diventa molto macchinosa.

Qualche tempo fa un test, fatto va detto su un numero piuttosto limitato di voci, ha dimostrato che la attendibilità di Wikipedia è confrontabile con quella della blasonatissima Enciclopedia Britannica

Qualsiasi disputa in rete viene oggi risolta con l'uso di Wikipedia che sembra essere diventato per molti l'unico riferimento ed io credo che questo non sia un bene!

Paradossalmente la rete che dovrebbe essere la quinta essenza della pluralità porta la gente a queste pericolose forme di omologazione.

Ci pensavo questa mattina, su FriendFeed si discuteva di toponomastica veneziana e qualcuno si è fatto forte della voce "Venezia" di Wikipedia che è a questo proposito assolutamente non esatta.   Affermare che "i canali principali della città sono il Canal grande ed il Canale della Giudecca" è sbagliato perché non sono i canali principali, sono gli unici due canali, gli altri si chiamano "rii".  Venezia in questo è strana, ha una sola piazza, una sola strada, due sole vie...

Fatevene una ragione, la Venezia dei mille canali è forse quella di Las vegas, ma di certo non la Serenissima!

Nessuna fonte, per buona che sia, deve diventare unica a meno di non voler fare la fine dell'unico sussidiario per la scuola elementare che veniva imposto nel ventennio!

E poi non esiste solo la rete, non è vero che in rete c'è tutto, esistono anche i libri, ma le persone che li citano in rete sono sempre meno, come ti muovi qualcuno ti chiede "il link" come se tutto lo scibile umano fosse "linkabile".

bob

venerdì, agosto 27, 2010

La sola pratica non fa diventare esperti!


Ricordo il mio esame di Elettrotecnica al primo anno del Politecnico.   Ero da anni radioamatore (I2DZR) ed avevo costruito vari apparati: radio, accordatori d'antenna, amplificatori lineari, comandi per rotori d'antenna...

All'inizio la pratica mi faceva sembrare di essere avvantaggiato, ma poi ho capito che una cosa è fare funzionare un circuito, un'altra sapere esattamente perché un circuito funziona!

Questa mattina la cosa mi è venuta in mente leggendo un post di Elena che sembra ipotizzare che per diventare "esperti" di social media sia sufficiente starci per un tempo abbastanza lungo.

Io non credo che la cosa sia vera, si diventa esperti di qualche cosa in un modo semplice ed universale: STUDIANDO!

I fenomeni sono diversi, ma la testa delle persone è la stessa da qualche migliaio di anni ragion per cui le dinamiche sono, con gli oppertuni adattamenti, le stesse.  Un esperto di social deve avere studiato un po' di sociologia, deve avere letto il McLuhan, deve avere studiato il marketing, comunicazione, statistiche, seo, web design e tutte le altre cose che sono bagaglio di chi vuole capire la comunicazione tra persone e tra aziende e persone.

Certo un po' di esperienza è indispensabile, ma la sola esperienza non basta.  Capisco che si tratta della strada più comoda e meno faticosa, ma non è certo la più efficace ed efficiente!

Ci sono guru autogenerati che portano come referenza le maigliaia di amici che hanno sui vari newrok sociali, ma no, non è cosa seria!

bob

Il futuro del giornalismo è... nel giornalismo!


I giornali tradizionali sono da tempo in crisi, questo è un fatto credo assodato.

I guru della rete si lanciano sempre più spesso nella dichiarazione della loro morte e nella ipotesi di un futuro fatto di solo giornalismo diffuso, il giornalismo sempre più legato alla rete e sempre più dal basso.   Personalmente credo che sia una delle numerose bufale che a forza di essere ripetute finiscono per acquistare una fallace credibilità.

All'inizio della storia del giornalismo come lo conosciamo oggi c'era il telegrafo, la Agenzia Stefani era in Italia la fonte di informazioni per eccellenza, i numeri che si vedono qui sopra nella loro pubblicità danno una idea della evoluzione dal telegrafo, al telefono ed alle comunicazioni radio.  Nessuno osservando questo passaggio ha ipotizzato la sparizione degli inviati, gli inviati sono rimasti ed hanno solo cambiato lo strumento di comunicazione esattamente come oggi la maggior parte delle notizie arriva ai giornali attraverso la rete.

Le agenzie dunque ci saranno, magari in forme diversa, sempre.

Il fatto che molte notizie e moltissimi pareri siano oggi disponibili per esempio sui blog è vero, ma si tratta di informazioni parcellizzate che potrei utilizzare solo se avessi a disposizione un tempo virtualmente infinito.  Non ricordo quale blogger quando erano di moda i barcamp affermò che se per esempio i lavori del consiglio comunale fossero trasmessi in diretta in rete i giornali non servirebbero più perché le notizie me le posso andare a cercare da solo, ma anche qui mi chiedo quanto tempo dovrei spendere e quante fonti dovrei ascoltare?

Io leggo tutte le mattine La stampa e Le monde sul mio Kindle e credo che continuerò a farlo per molto tempo perché mi aspetto che le notizie siano in qualche modo digerite e mi interessa non solo la notizia pura, ma anche il parere e l'approfondimento del giornalista e questo credo sia il futuro dei giornali, indipendentemente dagli strumenti usati.  

La figura del giornalista dunque resta e resterà centrale!

bob

lunedì, agosto 23, 2010

Lasciatemi la mia memoria granulosa...


Ascoltando la presentazione di lancio di Facebook Places, al di là della bagarre sulla privacy che ritengo in gran parte ingiustificata, una cosa mi ha colpito particolarmente.

Qualcuno dei presentatori ha affermato che grazie alla georeferenziazione sistematica sarà possibile anche in un futuro remoto ricordare perfettamente dove eravamo in un certo giorno e chi era con noi.

Non mi piace!

L'accumulo delle informazioni nella mia memoria di lungo termine è governato da fenomeni di selezione, alcune cose le ricordo benissimo, alcune non le ricordo per nulla, altre sono nascoste e saltano fuori quando meno me lo aspetto ed è così che mi piace ricordare la mia vita...

Se non ricordo che a quella certa cena era presente una certa persona un motivo ci sarà, come un motivo ci sarà se non ricordo per nulla eventi che qualcun altro considererebbe importantissimi e ricordo benissimo cose che la maggior parte delle persone riterrebbe del tutto insignificanti.

La nostra complessa personalità è fatta anche di questi filtri che vorrei poter mantenere.

bob

Facebook no, non è l'Esercito della salvezza...


L'imminente introduzione di Facebook Luoghi anche nel nostro paese ha generato la oramai usuale catena di uscite legate alla privacy ed al modo di Facebook di gestirla.

Cito fra tutti l'articolo di Punto Informatico sul quale credo valga la pena fare qualche considerazione.

Le affermazioni dell'articolo sono gravissime: il sistema avrebbe "buchi" enormi sulla gestione della privacy e sarebbero buchi lasciati intenzionalmente.

Appena letta la cosa sono andato a vedere queste terribili impostazioni di privacy che sarebbero state complicate in modo assurdo per carpire informazioni a ignari utenti.

La prima considerazione che mi viene di fare è che il fatto che servano a carpire dati da ignari utenti è una fesseria: le impostazioni riguardano esclusivamente cosa Facebook farà vedere agli altri, il fatto che se io comunico dove sono Facebook sappia e registri dove sono è talmente ovvio da farmi pensare di avere capito male la frase, ma con tutta la buona volontà non mi riesce di dare un'altra interpretazione.

Sono poi andato a vedere i menù dei set della privacy e mi sembrano di una ovvietà sconcertante, sarebbe bello che gli amici di Punto Informatico che addirittura arrivano a pensare che siano stati ad arte resi troppo complessi ci spiegassero come li avrebbero realizzati loro!

Il fatto che il default sia che se metto la posizione dove sono i miei amici la conoscano mi sembra una scelta di una ovvietà imbarazzante, meno mi piace il fatto che, come per le fotografie, un mio amico possa indicare la mia presenza in un certo luogo, mi piacerebbe che fosse vietato per default, ma impostare le cose come voglio ha richiesto trenta secondi di lavoro!

In sostanza:

1) Facebook è una società a scopo di lucro e il fatto che quando spende denaro (che viste le dimensioni del servizio non è certo poco) per offrire un nuovo servizio cerchi di mettere in atto tutte le strategie per averne il massimo ritorno è ovvio e giusto, non stiamo parlando dell'Esercito della salvezza!

2) Facebook raccoglie le informazioni che io liberamente fornisco, posizione compresa, per trasformarle in denaro

3) Facebook è gratuito, se non mi va bene non lo uso, se lo uso posso solo chiedere che non violi le leggi, per il resto fa quello che vuole e come vuole.

4) I set sulla privacy sono più che logici, se qualcuno non ha voglia di guardarli peggio per lui.

bob

PS Questo strano mondo del giornalismo diffuso ha bisogno di obiettivi da attaccare, fino a un po' di tempo fa l'obiettivo era Microsoft, oggi sono Facebook e Google, certo di critiche se ne possono portare tante, ma qualche volta mi sembra che si rasenti il fenomeno del pugile che al gong comincia a menare botte in modo automatico!

domenica, agosto 22, 2010

Disse la macina al grano: adeguati!


Ce lo si doveva aspettare e che lo si aspettava: Facebook ha annunciato qualche giorno fa la disponibilità, per il momento non ancora in Europa, di "Places", un sistema di georeferenziazione molto simile (è un eufemismo...) ad altri servizi analoghi e integrati con Facebook come per esempio FourSquare.

Mi ha fatto sorridere vedere alla presentazione ufficiale la presenza di importanti rappresentanti dei vari servizi concorrenti che, con un sorrisetto invero un po' tirato, cercavano di fare, come si dice, buon viso a cattiva sorte.

Il fenomeno sembra stupire qualcuno, ma non è per nulla nuovo. Le automobili una volta non prevedevano autoradio o aria condizionata che venivano fornite e installate da terze parti, poi le case automobilistiche hanno colto l'opportunità e credo sia oggi molti difficile trovare una autoradio e sopratutto un condizionatore da installare in un secondo tempo.

Ricordate Sidekick di Borland?


Erano i primi anni ottanta, gli anni del DOS e Borland proponeva questo programmino che si attivava e che restava residente in memoria, cose innovativa in tempi di single task, per fornire una serie di strumenti che potevano essere utili come un calendario e un blocco appunti attivabili senza uscire dal programma nel quale si stava lavorando.

Negli stessi anni usavamo le Norton Utilities, una serie di programmi utili per esempio per recuperare un file cancellato per errore quando del cestino non c'era nemmeno l'idea...


Alcune di queste applicazioni erano ottime idee e prima o poi i sistemi operativi le hanno offerte, altre idiozie e sono scomparse.

Cosa è successo dei produttori?

In pochissimi casi sono sopravvissuti offrendo servizi un po' migliori e un poco più completi di quelli offerti dai sistemi operativi, nella maggior parte dei casi si sono messi a fare altro o sono spariti ed è questo credo il destino di molti dei servizi di geolocalizzazione oggi tanto di moda...

Certo se fossi uno degli azionisti di FourSquare mi piacerebbe tanto essere stato comperato...

bob

sabato, agosto 21, 2010

Wired, quando parla l'ignoranza!


Tornato da un breve giro nelle Fiandre in rete vedo un sacco di accenni a un articolo della edizione statunitense di Wired che preconizza la morte del Web.

Devo confessare di avere fatto molta fatica ad arrivare in fondo a un articolo in verità scritto molto male e dalle tesi molto confuse.

Quando all'inizio si afferma per esempio che l'attenzione stra passando dalla pagina web alle apps e cioè dal "less searching" al "more getting" sono rimasto disarmato: io sarò meno geniale degli autori, ma a me sembra una idiozia degna di miglior causa!   Cosa diavolo vuole dire che passando dalla pagina web alla applicazione si cerca meno e si trova di più?

Come ha fatto ben notare Boing Boing tutto il ragionamento parte da un grafico corretto, ma che non ha il significato che gli si vuole dare: trattare dei fenomeni solo in senso relativo perdendo di vista l'andamento dei valori assoluti porta a conclusioni assolutamente fuorvianti.  E' un poco come se si analizzassero gli effetti della bomba atomica confrontati con le bombe convenzionali e si dicesse che nella bomba atomica la percentuale di energia termica diretta è bassa, dimenticando però che il valore assoluto della energia emessa è immensamente più grande di quanto non lo sia in una bomba tradizionale.

La percentuale di banda dedicata alla navigazione Web diminuisce in moro relativo perché si affianca ad un enorme aumento della banda utilizzata anche da altri servizi.

In realtà tutto quello che si può evincere da quel grafico è che la navigazione web ha raggiunto, nel tipico diagramma di evoluzione che vale per tutte le tecnologie, uno stato di maturità che non prelude assolutamente al declino perché potrebbe durare ancora decenni, fino alla comparsa di una tecnologia che risponderà bene agli stessi bisogni e no, non credo proprio siano le app!

La cosa mi ricorda quando qualche anno fa avvenne il sorpasso tra banda utilizzata per la mail e per la navigazione, qualche frescone preconizzò la morte definitiva della posta elettronica...

bob

martedì, agosto 10, 2010

Furto di visibilità, ma mi facci il piacere...


Una amica psicologa che insegna sociologia e si occupa in particolare da moltissimi anni delle dinamiche della rete ha letto il mio post di ieri e mi ha telefonato facendomi notare un paio di cose interessanti che mi erano sfuggite.

La prima osservazione riguarda la cattiveria che i commenti di Michele dimostra. Paola mi ha chiesto se gli avessi portato via la fidanzata.

Effettivamente a leggere bene i messaggi si nota una volontà di ferire squallida e determinata. Mi si attacca sull'età e sulla carriera.

Ebbene io sto benissimo con i miei quasi sessant'anni, anche perché non avevo altre alternative che morire prima, e sto benissimo con quello che ho fatto e che faccio, non sono mai stato alla ricerca di grande visibilità, mi piace la sostanza delle cose. Poter dire per esempio di avere messo la prima banca italiana a muovere denaro in rete (seconda in Europa) in un momento nel quale la cosa sembrava a tutti impossibile mi importa molto di più di avere glisterminati elenchidi convegni ai quali hanno partecipato come relatori che caratterizzano il curruculum di molti guro di casa nostra. Certo se avessi saputo che la strada della consulenza, dell'insegnamento e del giornalismo, ai quali mi dedico da un paio di anni a tempo pieno, era così gradevole lo avrei fatto molto prima...

Se io sto bene e di conseguenza gli squallidi attacchi personali scivolano via senza toccarmi (anche perché come diceva la mia maestra delle elementari "Raglio d'asino...") ci sono persone che soffrono per l'età e per la propria mutata condizione professionale: cercare di portare attacchi personali del genere denota un avvilente squallore che per molti anni in rete non abbiamo visto!

La seconda osservazione è che le sembra un poco surreale la teoria del furto di visibilità, peraltro mai da nessun sociologo sembra nemmeno averla ipotizzata in letteratura, da parte di un signore che ha l'hobby di farsi fotografare con persone influenti o importanti per mettere poi la fotografia in bella vista sulla testata del suo blog e mi ha mandato la foto che vedete qui sopra scaricata questa mattina.

Quello di sinistra è Michele Ficara Manganelli, quello di destra non so bene chi sia, ma se ce lo ha messo lo considererà in qualche modo influente, visto che guardando le foto (che cambiano al refresh della pagina) salumieri e operai della Breda non se ne vedono...

Il surreale di questa storia è che le miei domande e osservazioni sono sempre state ragionate e più che garbate (sfido chiunque a dimostrare il contrario) e le risposte non sono mai arrivate: più comodo scappare, ma almeno sarebbe bello non farlo in modo tanto ignobile...

bob

PS per non essere accusato di furto di visibilità non posto il link nei commenti di Michele, come credo sarebbe doveroso, per favore qualcuno che non ha paura di questo anatema lo avvisi! Grazie...

domenica, agosto 08, 2010

La paranoia della visibilità in rete...






Leggo in questi giorni, complice il fatto forse di avere un poco più di tempo, discorsi che mi lasciano a dire poco stranito.

Quando qualche decina di anni fa si dialogava nei newsgroup equalcuno faceva una domanda, intelligente o stupida che fosse, o si rispondeva o non si rispondeva, ognuno decideva cosa fare.

Ogni tanto qualche sprovveduto incapace di rispondere o messo alle strette per qualche discorso dalla logica insostenibile tiravava fuori la fesseria: "Non ti rispondo perché sei un troll". Di solito veniva coperto dal ridicolo...

Oggi leggevo un commento sul blog di Michele Ficara Manganelli, uno dei tre guru della rete che ha tagliato fuori dai suoi contatti me ed altri enne navigatori rei per esempio di avergli chiesto quanti siano i soci di Assodigitale (il segreto meglio difeso al mondo dopo il terzo di Fatima!) che vale la pena analizzare:


Purtroppo la realtà è ben diversa dalle utopistiche “visioni digitali” di molti che si atteggiano a paladini di internet e delle Liberta digitali di cui poi spesso ne sono i peggiori approfittatori.
Ritengo, dato che il tempo di ognuno di noi che lavora per vivere ed ha una famiglia non è sicuramente infinito, non deve essere distratto o peggio sprecato per dovere rispondere ad attacchi e troll vari che sistematicamente e scientificamente vogliono provocare la tua risposta per introdursi ed ottenere visibilita parassita nei tuoi feed.
Credo che queste persone non solo siano deleterie per l’ecosistema digitale nel suo insieme ma che debbano altresì giustamente bloccate e defollowate perché inquinano la rete internet con le loro discussioni inutili, pretestuose Ed affini solo alla loro affannosa ricerca del prestigio perduto.
Chi è veramente autorevole non ha minimamente bisogno di fare il maestrino per caso parassitando i contenuti di terzi: dispone già di propri e sopratutto validi argomenti per colloquiare piacevolmente con i suoi follower.
Chi non lo è più è invece tristemente costretto ad inquinare i feed altrui e questo fa molto male all’ecosistema digitale ed alla sua credibilità !

(Personalemente penso che certe idiozie che si sento in giro dai vari guru della rete, quelli che fino a qualche tempo fa dicevano in coro per esempio Second Life essere il futuro facciano molto più male alla credibilità della rete!)

Un nuovo modo per cercare di zittire qualcuno che ti fa domande alle quali non sai o non vuoi rispondere?

Attenzione dunque, contraddire qualcuno potrebbe portarvi ad essere accusati di furto di una fantomatica visibilità!

Credo comunque si sia arrivati alla paranoia e a una sovraconsiderazione della importanza delle visibilità in questo piccolo mondo autoreferenziale, forse si tende a perdere il concetto che la visibilità che veramente ha un senso è quella che abbiamo fuori di qui e che l'importante sono le cose fatte e che si stanno facendo, non quelle di cui si parla, parla, parla...

Sono sempre più convinto che quello che ho scritto qui abbia un senso!

bob

PS Per non fare ingiustizie gli altri due guru che preferiscono non affrontare discussioni sono Wolly e d'Ottavi...

sabato, agosto 07, 2010

Eco, gli ebook e i blogger...


Questa mattina vedendo il titolo di un post di Mantellini mi sono molto incuriosito e mi sono letto "La bustina di Minerva" che Massimo considera tanto imbarazzante.

Devo dire che la definizione di "imbarazzante" e il dileggio sottinteso dal titolo mi sono sembrati tutto fuor che giustificati.  La bustina contiene qualche imprecisione, ma molti spunti a mio modo di vedere interessanti.

Ogni tanto mi sembra che sui blog e sui social, che non dimentichiamolo rappresentano una piccola frazione del mondo reale, si tende a un comportamento di branco: tutti cominciano a ripetere una cosa e la danno per scontata pensando per questo di non doverla più motivare.

E' successo per esempio con la teoria della "coda lunga", smentita dai fatti, ma ancora sulla bocca di tutti.  Succede quando a McLuhan viene attribuita la frase, completamente idiota, "il medium è il messaggio" dimenticando le altre duecento e passa pagine del suo libro. Succede quandi si decreta la morte dei giornali cartacei e, con un evidente, ma improbabile, meccanismo di induzione anche la morte imminente del libro cartaceo.

La fine del libro cartaceo è tutto fuori che certa, personalmente quelli che la propugnano mi ricordano quelli che ancora prima che apparissero i personal computer parlavano di un futuro fatto di uffici senza carta, paperless.  La cosa non si è verificata e il documento cartaceo vive, e vivrà ancora a lungo, vicino a quello digitale.

Credo che lo stesso succederà per i libri.

Personalmente ritengo che la tavoletta tipo Kindle, io credo in oggetti specializzati e leggeri e non in macchine generaliste, sia insuperabile per la consultazione di un vocabolario o di un manuale, che sia ottima per leggere un giornale o un romanzo, ma che sia pessima per studiare perché lo studio non è un processo lineare.

Su tre cose Eco credo sbagli.

Sbaglia pensando che su quelle che lui chiama tavolette vadano solo i libri "usa e getta" perché si possono leggere benissimo anche libri imprtanti e la immaterialità non ne sminuisce certo la durata.  Se io lascio un libro in treno lo posso dare per perduto e non mi resta che acquistarne un altro, se perdo il mio Kindle posso continuare a leggere dall'iPhone o dal PC e una volta comperato un altro Kindle ricaricare in pochi minuti tutti i miei libri.

Sbaglia dicendo che sotto l'ombrellone il libro è più comodo: probabilmente non ha mai provato un lettore a carta elettronica e se c'è una situazione nella quale la tavoletta è insuperabile è proprio il viggio.  Io sto per partire e tutte le mie letture sono già nello zaino, leggerissime.

Sbaglia affermando che le nuove tecnologie si affiancano sempre alle vecchie e non le fanno sparire.  Dipende dalle tecnologie: il telegrafo è morto, il ciclostile è morto e le carrozze sono solo nei musei e nelle piazze di pochissime città.  Non è una regola generale, ma nel caso del libro anch'io sono propenso a pensare ad un affiancamento che durera moltissimi anni, sempre che mai finisca.

bob

venerdì, agosto 06, 2010

Dell'essere e dell'avere in rete...


Nel corso dell'anno passato tre persone che conosco da anni e anni che ritenevo amiche mi hanno cancellato dai loro contatti, dalle liste degli amici e mi hanno bloccato dove è possibile bloccare.

Intendiamoci me ne sono fatto una ragione anche perché forse certi "amici" è meglio perderli che trovarli e per fortuna non sono gli amici la cosa che mi manca, ma ieri sera mi sono venuti in mente e ho cercato di analizzare il fenomeno per capirci qualche cosa di più.

Cancellazioni e blocchi sono avvenuti per delitto di lesa maestà: ho osato contraddire qualche cosa che avevano scritto in rete...

Non stiamo parlando di ragazzini, stiamo parlando di gente molto attiva in rete. Gente che organizza barcamp, che partecipa a convegni, che scrive blog, che fonda associazioni di informatici, che insegna in università... Certo stupisce in persone che dedicano una sostanziale parte del loro tempo spiegando agli altri la rete una così scarsa comprensione della stessa!

Ho cercato un fattor comune e lo ho trovato in una peculiarità: si tratta di gente che si guadagna da vivere con la rete o che almeno vorrebbe farlo.

La mente è corsa subito a un volume che spopolò, a pieno merito, alla fine degli anni settanta: "Avere o essere" dello psicanalista Erich Fromm.

C'è gente che vive la rete perché ne apprezza la positività, la spontaneità, la immediatezza e la infinita possibilità di confronto.

C'è gente che la rete la usa perché vuole averne in cambio qualche cosa.

Preferisco decisamente i primi...

bob

PS Intendiamoci c'è anche gente intelligente che si guadagna da vivere con la rete e che la ha capita bene ed accetta tranquillamente il dialogo, mi viene in mente tra i tanti l'amico Luca Conti

Leggendo la proposta del Codice Azuni...




Della proposta di un codice per la "governance" della rete ho appena parlato.

Questa mattina mi sono messo a leggere il documento sul sito per capire veramente cosa abbiano in mente e nella introduzione leggo:
«Internet è il fenomeno che maggiormente, nella storia dell'umanità, ha rivoluzionato regole, processi e abitudini sociali,
Francamente trovo questa affermazione di partenza un poco esagerata, al limite dell'irragionevole. Davvero questi signori pensano che regole, processi e abitudini sociali siano state modificate dalle rete più di quanto non le abbia modificate l'invenzione della stampa che ha reso possibile la diffusione capillare delle notizie e della cultura prima impossibile?

Davvero pensano l'effetto della rete maggiore si quello del telegrafo e del telefono che hanno reso disponibile la comunicazione diretta a miliardi di persone, mentre prima la cosa era riservata a chi si poteva permettere un messaggero a cavallo?

Davvero questi signori pensano che l'effetto della rete sia superiore a quello della macchina a vapore che, rendendo possibile la industrializzazione, ha mosso masse bibliche dalla campagna alla città?

Non mi pare un buon punto di partenza...

bob

mercoledì, agosto 04, 2010

Governance di Internet, uno stupido ossimoro!


Qualche tempo fa si parlò di un, a mio modo di vedere inutilissima, carta etica per la rete.

La cosa sembra essersi stemperata con il tempo, non se parla più e le domande che io, ed altri, abbiamo fatto sono rimaste senza alcuna risposta.

E' di questi giorni la nascita, sotto l'egida niente meno che del ministro Brunetta, di una iniziativa per dare alla rete una "governance".  Il sito al momento è irraggiungibile.

Governance in inglese vuole dire "governo, autorità, dominio, direzione".

La rete non è altro che uno strumento per la comunicazione e per l'accumulo e lo scambio di informazioni.   Queste attività, che non sono ovviamente condotte solo in rete, non hanno bisogno di alcuna governance, le regole ci sono già e sono quelle dei codici penale e civile.  Al massimo serviranno regolamenti di attuazione per decidere come le leggi debbano essere applicate nei diversi ambiti, esattamente come è successo quando è stata inventata la stampa e quando telefono e telegrafo sono stati introdotti.

Del resto esiste forse una governance della stampa dei libri o dei giornali nel loro insieme, esiste una governance delle chiacchiere che si fanno al bar o esiste una governance delle persone che si corteggiano?

La follia della cosa è che si cerca di dare un controllo centralizzato a qualche cosa che è diventata quello che è diventata sopratutto per la sua principale caratteristica: la rete è stata pensata proprio perché la governance non fosse necessaria!

bob

L'influenza della abitudine quando si giudica l'usabilità...


I pazienti affetti da retinite pigmentosa tendono a perdere progressivamente la visione periferica con un effetto simile a quello che si vede nell'immagine qui sopra, è n poco come se si guardasse sempre il mondo attraverso un tubo che, con il progredire della malattia, diventa sempre più lungo.

Il fenomeno è lento e il paziente spesso non se ne accorge, si abitua a spostare la testa verso gli oggetti che vuole vedere e si rende conto della cosa sono quando diventa molto marcata o in occasione di una visita oculistica con determinazione del campo visivo.

L'abitudine è una forma di difesa che il nostro cervello mette in atto per minimizzare gli effetti di fenomeni come questo e l'abitudine ci porta spesso a perdere di vista le migliorie che vengono apportate ai siti o alle interfacce software giudicandole non nella loro sostanza, ma nelle analogie e anomalie che presentano rispetto alla interfaccia alla quale anni di uso ci hanno abituato.

E' successo per esempio con la versione 2010 di Microsoft Office: l'interfaccia è immensamente migliorata, le funzioni sono a disposizione in modo sensibile al contesto senza che le si debba andare a cercare nascoste in un immenso albero di menù e sottomenù.  Eppure se cercate in rete trovate una marea di persone che affermano che la nuova interfaccia fa schifo: in verità sono abituati ad andare a cercare nei menù, che oramai conoscono, e non vogliono fare quel minimo sforzo che serve per capire la nuova, molto migliore, organizzazione dei comandi.  All'inizio è successo anche a me, intendiamoci, ma al terzo documento mi sono subito trovato molto meglio e trovo il tutto molto più logico.

La stessa cosa sta succedendo con la nuova versione della pagina che Google ci offre per la ricerca delle immagini.  Analizzandola credo che sia stato fatto un ottimo lavoro e che la usabilità sia nettamente migliorata.

Innanzitutto va detto che è molto più veloce e la cosa non guasta certamente in questo tipo di pagina.  La disposizione delle immagini non è più regolare e fa un uso molto migliore dello spazio a video.  Le informazioni e i link sotto ogni immagine sono scomparsi e appaiono, insieme a una versione ingrandita dell'immagine, quando la raggiungo con il cursore.  La divisione in pagine è molto più comoda perché è possibile scorrerle rapidamente con la tastiera.  Il filtro sulla spalla sinistra è molto pulito e immediato. Molto migliorata, secondo me, anche la pagina che permette di vedere l'immagine e di passare immediatamente alla pagina web che la contiene.

I social sono comunque pieni di gente che afferma che la nuova pagina fa schifo, ma poi se andate a chiedere il perché nessuno offre una risposta logica...

martedì, agosto 03, 2010

Tecnocelolunghismo?


Il 30 luglio è stato messo in vendita anche nel nostro paese iPhone 4.

File interminabili, pochissimi i pezzi messi in vendita ed alla fine qualcuno se l'è presa addirittura con il personale della sicurezza di AppleStore che è intervenuto per calmare gli irriducibili.

Chi mi conosce sa quanto io ami le nuove tecnologie oramai da moltissimi anni, il mio Apple I deve essere da qualche parte nella mia cantina, il mio Intel 4040, comperato a prezzo di grandi sacrifici e ahimè subito bruciato per un errore di interpretazione delle istruzioni sulla alimentazione fa ancora bella mostra di se nella vetrina dei ricordi del mio studio.

Tutta questa fretta faccio comunque fatica a capirla, probabilmente anch'io primo o poi compererò quel telefono, il mio 3G è un poco "affaticato", ma l'idea di perdere mezza giornata per averlo francamente non mi alletta. Tra l'altro se l'oggetto non mi è proprio indispensabile, per esempio se non devo provarci del software, tendo sempre ad evitare la prima serie che ha spesso piccoli problemi che poi vengono risolti.

La mia amica HoldMe ha dato della cosa una interessante interpretazione in un thread su FF.

Intendiamoci, non c'è nulla di male e ognuno fa del suo denaro e del suo tempo quello che vuole, resta comunque un fenomeno interessante. Il bisogno di fare sapere che si sta usando qualche cosa all'ultima moda è per molti irresistibile tanto da spingerli per esempio a scriverlo in fondo a ogni post.

Quando leggo per esempio "Inviato in mobilità da Ipad" mi viene un mente una frase di un film di Alberto Sordi: "... e chi se frega non ce lo metti?".

bob

PS Intendiamoci non è solo un problema informatico, la stessa cosa succede con gente che insegue l'ultima macchina fotografica, discute di mirabolanti sensori a nmila megapixel, come se fosse davvero una cosa importante trascurando i veri parametri di giudizio, e poi non ti fa vedere una foto nemmeno per sbaglio...

Qualche esperimento...